(A. Santoni) – Quando domenica sera, a fine partita, aveva risalito a ritroso la mixe zone, rispondendo a un invito evidente a fare chiarezza, Daniele De Rossi era tornato a quei taccuini e a quei microfoni lucidamente. Il fatto che ieri si sia presentato insieme al ct alla conferenza stampa della vigilia così non poteva essere altro che un appuntamento stabilito da tempo, per rispetto delle gerarchie interne azzurre. Qui Daniele è un altro capitano, con Buffon e Pirlo. E da tale si è comportato il romanista. Ma era chiaro anche che avrebbe dovuto tornare sulle parole-denuncia che hanno scosso Roma. E così è andata, anche se in controluce il tema Roma è rimasto sempre visibile: «Non c’è niente da chiarire, ho fatto queste dichiarazioni, le rivendico ma sarebbe irrispettoso se ora mi distraessi troppo e pensassi a Roma, e al mio futuro. Il futuro è adesso, è il Giappone, poi il Brasile, e ci auguriamo tutti, semifinale e finale» .
CORRIERE DELLO SPORT De Rossi: “Niente da chiarire, rivendico le mie parole”
SERENITA’ – Sguardo sereno. E il tema della serenità azzurra che riemerge, in contrasto con le tensioni romane: «La serenità qui c’è e si costruisce negli anni. Quando è arrivato Prandelli, la situazione non era delle migliori; in grandi appuntamenti l’Italia non aveva fatto bene; poi abbiamo ricominciato a ricostruire un’idea di gioco e di comportamento» . Risultato? «Qui ora si gioca bene perché c’è un impianto, cose che funzionano, non solo per la serenità; non basta la serenità per alzare i trofei, anche se è un buon ingrediente. Ripeto: non penso che uno gioca bene perché è sereno ma perché è aiutato da un certo impianto di gioco, da un certo organico e dai compagni, mentre in una stagione negativa di un gruppo anche le prestazioni individuali vengono meno, per quello che mi ruguarda» . Fino al punto di perdere la Nazionale? De Rossi è sincero: «Una paura che non ho avuto perché ho fudicia nelle mie qualità e perché il ct mi è sempre stato vicino. Detto questo la certezza del posto in Nazionale non ce l’hai mai, il calcio va avanti, ci sono giovani emergenti. Ma paura mai» . Prandelli, li accanto chiosa: «Noi non gli chiediamo di essere il solo costruttore di gioco, ma lo giudichiamo con occhi diversi» . (…)