(A. Giordano) – Ma il trucco c’è? La domanda s’insinua (sistematicamente) e un anno (circa) d’indagini consente di riempire un furgoncino di faldoni nei quali andare a leggere ciò che il calcio produce economicamente, (eventualmente) storture comprese. Intanto ci sono tre manager indagati – Alessandro Moggi, Alejandro Mazzoni e Adrian Leonardo «Leo» Rodriguez – e l’acquisizione documentale presso 41 club (18 dei quali di serie A, tutti quelli della passata stagione tranne Cagliari e Bologna, 11 di serie B e 12 di Legapro). La sveglia all’alba, con la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Napoli, il Nucleo di Polizia Tributaria e gli omologhi di un’altra trentina di capoluoghi che bussano alle porte delle società d’un universo finito sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori (il procuratore aggiunto Giovanni Melillo, i pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Vincenzo Ranieri, Danilo De Simone) per verificare l’eventuale presenza «d’aggiramento delle regole di tassazione dei contratti, prescelti per sottrarre al fisco ingenti quantità di danaro in relazione alle operazione di trasferimenti».
CORRIERE DELLO SPORT E’ partita un’indagine mondiale: coinvolte Spagna e Argentina
TUTTO UN MONDO – Si chiama operazione «Calcio Malato», dev’essere la medicina per guarire da virus che ha una «espansione» internazionale, spazia dall’Italia sino in Argentina, tocca la Spagna e anche la Francia, va ad intrufolarsi nelle pieghe di accordi nei quali dominano «fringe benefit» e «rivalutazione»: ma poi ci sono gli spalma-debiti e i diritti d’immagine e (innanzitutto) le parcelle riconosciute ai procuratori e l’eventuale fenomeno di «estero-vestizione» da scorgere in qualche operazione. (…)
L’EPICENTRO – I fatti separati da ogni opinione trascinano direttamente alla Gea World, la società di servizi di Alessandro Moggi a cui sono legati la gran parte (quasi la totalità degli italiani) dei giocatori sui cui compensi la Procura di Napoli sta procedendo: «Gli inquirenti mirano – attraverso l’acquisizione dei documenti – a una completa ricostruzione dei rapporti professionali tra società di calcio e giocatori cui, direttamente o indirettamente, si riferiscono le attività dei procuratori Moggi e Mazzoni». Nella sede della Gea, nel quartiere Santa Lucia, a Napoli, la Finanza ha provveduto a fare un giro di perlustrazione lo scorso otto aprile; e il 3 ottobre del 2012, dunque 9 mesi fa, la perquisizione era toccata al Calcio Napoli, negli uffici di Castelvolturno, dove vennero chiesti i contratti di Lavezzi e Chavez.
IL VIA – Avviene (tecnicamente) il 21 giugno, cioé venerdì scorso, quando la Procura di Napoli ha provveduto a chiedere a De Laurentiis l’intero incartamento che riguarda le operazioni di Aronica (l’acquisto dalla Reggina e la cessione al Palermo), quella di Calaiò (trasferimento e acquisto dal Siena e rinnovo), di Amodio (la cessione al Portogruaro), di Fideleff (arrivato dal Newell’s e poi trasferito prima al Parma poi al Maccabi), di Fernandez (preso dall’Estudiantes e girato al Getafe), di Datolo (acquisto dal Boca Juniors e cessione all’Olympiakos), di Denis e di Contini (all’Atalanta). Serve tutto per farsi un’idea assai definita e dai quarantuno club il pool di magistrati si lascia «girare» il mandato federale tra club e agente, ogni eventuale accordo, pure quello privato, le fatture emesse, gli estratti conto bancari. (…)