(M. Evangelisti) – Ma tu guarda se quello non è Rudi Garcia, seduto sotto un arco murato a sgranocchiare una porzione di spaghetti con la bottarga e la colatura di alici – rivelazione dell’impiegato del ristorante Rémi, il quale aggiunge che di solito il nuovo allenatore della Roma ordina fettuccine al ragù -, la luce dei lampioni riflessa sul giubbotto di pelle lucida. (…)
Si parte strizzando al limite il nostro francese. Risponde inventando italiano. «La lingua è la prima cosa che devo imparare. E’ importantissima. Capisco abbastanza e per parlare parlerò presto, state tranquilli». I suoi compagni di tavolo, l’amico e direttore del suo teatro preferito Guy Marseguerra e il proprietario del ristorante, Gilberto da Giulianova, annuiscono. (…) Quindi Rudi cerca di spazzare via paure e indecisioni e in ogni azione si sforza di riuscire.
L’orologio segna un’ora tarda. Il calendario peggio. «Sì, è davvero tempo che mi trasferisca definitivamente a Roma e cominci a lavorare. C’è un mucchio di questioni da affrontare, partendo dalla pianificazione del ritiro e della stagione. Ho cominciato a scambiare idee con Walter e Massara, ma ho bisogno di essere lì a Trigoria per agire davvero».
Marseguerra chiede a gesti se la Roma abbia i soldi per ingaggiare i giocatori giusti. Garcia non vede, da parte nostra la risposta è un’alzata di spalle. Stiamo all’ottimismo riferito dall’amministratore delegato Italo Zanzi, anche se certe volte non fidarsi sarebbe meglio. Garcia è più informato di noi su certi argomenti e su altri è comunque ben preparato. «L’Europa, d’accordo. Ma il primo argomento che ho sentito nominare alla Roma è il derby. So tutto sul derby. Niente è importante quanto battere la Lazio».Sì, è pronto. All’in bocca al lupo rituale risponde «Crepi».
Ecco, questo ancora non sa: che la formula corretta sarebbe viva il lupo.