(M. Evangelisti) – (…) Quel che ci preme ricordare agli zii d’America e ai loro rappresentanti in Italia è che ai fan tutto sommato di ricevere messaggi esclusivi in 140 battute o di vedere bandierine appese ai social network interessa relativamente. Rispetto dei sostenitori dalle nostre parti significa altro. Significa per esempio avere uno spazio da visitare nei paraggi del campo di allenamento, magari completato con un negozio di ricordi, un bar dove sedersi per uno spuntino invece di attendere la visione fugace di un giocatore tra un cancello chiuso e una recinzione conficcata nel fango.
Significa sapere che dopo le partite i protagonisti rilasceranno dichiarazioni da leggere, da ascoltare e di cui discutere. Significa avere dirigenti in grado di comprendere lo stato d’animo del pubblico dopo la notte bastarda del derby. Che si affrettino a mandare segnali di speranza. Che non aspettino tre settimane prima di scegliere un allenatore, che non stiano un mese senza lasciar intravvedere uno straccio di rinforzo. Il resto sono parole scritte su un monitor. Si cancellano con un tasto.