Niente ego, solo affari. Significa che James Pallotta non ha ancora capito bene in che mondo è capitato. Eccolo qui nel calcio italiano, dove in linea di massima conta soltanto l’ego. (…) Il presidente della Roma ha raccontato i suoi processi mentali al Financial Times. Il Financial Times a sua volta ha raccontato per cominciare i tormenti attuali della società, dalla scelta faticosa dell’allenatore all’inevitabile prossimo ritiro di Francesco Totti, «capitano-simbolo e cannoniere da record» , dato che nessuno è eterno.
IL MARCHIO – (…) Questione di tempo, suggerisce Pallotta, e di risultati che non aiutano. «Prima che noi prendessimo la Roma non c’era uso dei social media. Il proprietario precedente non ha fatto nulla, tantomeno ha sfruttato Facebook o Twitter. Non c’era alcun sistema di gestione del tifosi» . E questo riguarda la famiglia Sensi. Giusto sottolineare che fino a un paio di anni fa i social network non erano particolarmente di moda da noi e che i Sensi tutto erano tranne che freddi nei confronti dei fan. Ma questo è il pensiero di Pallotta e nessun tipo di trionfalismo lo annacqua: «Sono decisamente insoddisfatto della nostra stagione. E’ stato un anno frustrante. Abbiamo sconfitto la Juventus, distrutto Milan e Fiorentina, battuto tre volte l’Inter. Però abbiamo giocato in maniera assurda contro le squadre da metà classifica in giù. Forse perché avevamo molti uomini nuovi» .
INVESTITORI – Ciò che conta, insiste Pallotta, è il futuro: «Stiamo facendo della Roma un brand. Il Manchester United vale 3,9 miliardi di dollari, la Roma meno di 200 milioni. Vuol dire che le opportunità per colmare il divario sono enormi. Io credo ci sia un sacco di gente ricca a cui piacerebbe avere la Roma. Tramite Morgan Stanley stiamo cercando almeno 75 milioni di dollari in nuovi investitori. Questo non è un hobby, va gestito secondo le regole degli affari» . (…)