(C. Laudisa) – Il caravanserraglio delle comproprietà anche ieri ha animato il mercato. Il rituale è stato rispettato. Alla campanella delle buste c’è stato tanto rumore per molti movimenti di calciatori e pochi scambi di denari. La crisi finanziaria ha condizionato i club ancor più degli altri anni. Risultato? Pochissime buste e neanche tanto importanti: la prova che non è il caso di spendere al buio. In contemporanea, invece, sono aumentati a dismisura i rinnovi. Ciò significa che le società hanno preferito rinviare gli oneri economici, magari sacrificando gli interessi tecnici.
Così l’istituto della compartecipazione resiste. A dispetto di tutto. Anche di chi preme per eliminarla. Dal basso parte addirittura la richiesta di abolirla. Tanto è vero che il 27, nella prossima assemblea della Lega di A all’ordine del giorno ci sarà proprio l’esame di questa proposta. La sensazione è che le 20 della massima respingeranno questa richiesta. Siamo gli unici in Europa ad utilizzare questo strumento e lo difendiamo con orgoglio. Anche se questa anomalia crea dei fatali problemi a livello internazionale. In ogni caso si profilano degli aggiornamenti. L’ultima riforma varata dalla Figc, ad esempio, ha introdotto l’opzione del prestito oneroso al mercato invernale.
Ma molti club invocano ulteriori liberalizzazioni. Ad esempio l’introduzione del prestito pluriennale con un riscatto prefissato. Tanto per intendersi quella che era stata coniata tra Roma e Barcellona per l’approdo di Bojan in giallorosso due estati fa. Spruzzate di nuovo nel solco di un ammodernamento sempre più necessario. Del resto non ci sono alternative per stare al passo con il contesto internazionale. Così anche la vecchia, collaudata, comproprietà viene messa in discussione.