(A.Catapano) – La convinzione di Walter Sabatini è la speranza di tutti i tifosi romanisti. Il direttore sportivo assicura che Rudi Garcia è la sintesi di quanto di buono gli hanno lasciato i suoi predecessori. La frase ha suscitato un certo imbarazzo, come la scelta di presentare il nuovo allenatore a settemila chilometri di distanza da Roma. E, oltretutto, andrà sottoposta alla verifica del campo.
LA SINTESI Ma con una buona dose di ottimismo, e con la speranza che Garcia comunichi meglio della sua nuova società, si può già immaginare cosa offra la sintesi di cui parla Sabatini: il carisma di Luis Enrique, l’idea di calcio (con i dovuti accorgimenti) e la cultura del lavoro di Zeman, l’adattabilità tattica di Andreazzoli, applicata con un certo successo prima del disastroso finale. Se ha ragione il direttore sportivo, la Roma sarà gestita da un allenatore che riesce a tenere a bada i suoi ragazzi, dispensando all’occorrenza carota e bastone; è in grado di proporre un calcio affascinante, senza mai sfociare nell’arroganza; sa adattarsi alle caratteristiche degli avversari, cambiando modulo senza vergognarsene. È la sintesi dell’allenatore perfetto: umile, moderno, intelligente.
PERPLESSITA’ Ma per sfruttare anche una sola di queste caratteristiche, Garcia avrà bisogno di uomini disposti a seguirlo lealmente e calciatori adeguati alle sue idee. Sabatini è convinto che con le risorse umane che troverà a Trigoria, Garcia farà un ottimo lavoro. La scelta, stando a quanto fatto intendere dal d.s., è ricaduta sull’allenatore francese proprio per l’adattabilità della rosa romanista al suo modulo. Servirà giusto qualche ritocco, giura il d.s., non un’altra rivoluzione. Proviamo a credergli, anche se un anno fa restammo scottati dall’accoglienza riservata a Zeman («Una scelta fatta in continuità col lavoro di Luis Enrique»). Ma pur con tutta la buona volontà, immaginare Garcia al lavoro con il materiale che c’è a Trigoria ci lascia più di una perplessità. Gli esterni di difesa, innanzitutto.
Uno che basa l’efficacia del suo 4-3-3 sulla corsa e la completezza dei terzini, che ci fa con Balzaretti, Torosidis, Dodò e Josè Angel? Garcia avrà bisogno di esterni che sappiano difendere, spingere e crossare con la stessa disinvoltura. Quello che, probabilmente, avrebbe reso la vita meno complicata a Zeman. E poi, che fine farà De Rossi? E Pjanic, troverà le stesse difficoltà incontrate col boemo? E infine, il domandone: come se la caverà con Totti? Considerazioni che andranno sottoposte a Garcia al suo arrivo a Roma, quando avranno voglia di presentarlo anche qui.