(M. Malfitano / V. Piccioni) – Carte truccate per evadere le tasse. Ieri 200 finanzieri hanno acquisito documenti in 41 società di calcio, tutta la Serie A meno Cagliari e Bologna, relativi a 55 contratti di giocatori. L’inchiesta è della procura della Repubblica di Napoli e gli stessi magistrati hanno offerto il titolo della giornata denominando l’inchiesta in maniera eloquente: «Operazione calcio malato». L’elenco delle ipotesi di reato fa paura: associazione per delinquere, evasione fiscale internazionale, falso, illecita intermediazione, esercizio abusivo di professione, inosservanza di pene accessorie, emissione e utilizzo di fatture per operazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti, riciclaggio. Giocatori e dirigenti di società non sono indagati, i procuratori sì. Nonostante il clamore, gli inquirenti sembrano essere prudenti. Filtra dagli uffici investigativi una parola d’ordine: «Siamo all’inizio». Ma certo è un inizio col botto.
Il via con Lavezzi L’indagine non è nata ieri. Il pool diretto dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo, che coordina i sostituti Antonello Ardituro, Danilo De Simone, Vincenzo Ranieri e Stefano Capuano, l’ultimo pm di Calciopoli, quello della controreplica finale, era al lavoro da tempo. In ottobre c’erano state le acquisizioni presso il Calcio Napoli, la Filmauro (sempre per i documenti del club azzurro) e la Federcalcio proprio sui contratti di tre argentini: Lavezzi, Chavez e Datolo. I primi due sono assistiti dall’argentino Alejandro Mazzoni, la cui abitazione era stata poi perquisita ad aprile in un’operazione che aveva portato i finanzieri anche a casa di Alessandro Moggi, figlio di Luciano e numero uno della nuova Gea World.
«Reiterate» L’inchiesta parte da una realtà: per far fronte allo «squilibrio gestionale» è possibile che siano avvenute nel mondo del calcio «operazioni finanziarie illecite». I pm scrivono nei decreti per le acquisizioni che «sono state condotte attività investigative che hanno evidenziato la sussistenza di indizi di reato a carico degli indagati, in ordine a reiterate condotte finalizzate all’evasione dell’imposta sui redditi, e più in generale condotte elusive delle regole di imposizione tributaria».
Procuratori «doppi» Il cuore dell’ipotesi accusatoria sta nella doppia veste del procuratore. I pm hanno scoperto che questa figura, nell’imminenza della firma del contratto, cambiava ruolo: da rappresentante del giocatore a consulente del club con cui avveniva l’affare. Con il procuratore non pagato, come vogliono le norme, dal giocatore, ma dal club, attraverso una cifra fatturata come «commissione», quindi con una tassazione inferiore, e senza contributi previdenziali, con l’Iva ma senza Irpef. Con la trasformazione di un contratto fra due parti in una vera e propria triangolazione, magari con una contabilità occulta. Una delle ipotesi è infatti il coinvolgimento di società offshore che agiscono in paradisi fiscali, dove si sarebbe consumata una parte della transazione con una moltiplicazione, in realtà fittizia, delle «commissioni». In particolare, i pm vogliono rintracciare l’esistenza di accordi collaterali procuratorecalciatore e procuratoreclub. C’è per esempio un giocatore che cambia squadra in quattro anni cinque volte con il suo procuratore che diventa consulente di tutti e cinque i club. Un ginepraio, con in mezzo pure i fringe benefit, la gestione dei diritti d’immagine e tv.
Precedente Piacenza I contratti sotto inchiesta dovrebbero riferirsi al periodo 20072012. Periodo che fu studiato da un’altra procura, quella di Piacenza, e che a Napoli hanno però ritrovato con il caso Lavezzi. Fra i contratti acquisiti ieri ci sono fra gli altri anche quelli di Sculli, Calaiò, Nocerino, Immobile e Campagnaro. Riflessi sportivi Al momento attuale, invece, è difficile immaginare i riflessi sulla giustizia sportiva dell’operazione «Calcio Malato». Per ora la storia delle «agentopoli» sportive ha prodotto ammende e piccole inibizioni per i dirigenti coinvolti, ma, come ripetono i sussurri di queste ore, «siamo solo all’inizio».