(M.Calabresi) Ogni azienda che si rispetti ragiona per obiettivi, step by step : una volta raggiunto un traguardo, si pensa a quello successivo. Il calcio, almeno in questo, non si è totalmente piegato al business: si deve lavorare su più tavoli, pensare a più obiettivi contemporaneamente. Prendete l’esempio della Roma: doveva prendere l’allenatore e nel frattempo sistemare il management dopo l’addio di Baldini, intavolare trattative di mercato (per Benatia manca solo l’ufficialità, quella per Paulinho non è ancora in uno stato avanzato, ieri Sabatini ha incontrato l’agente di Nainggolan, Digne piace ma costa troppo) e mettere sul tavolo le date della prossima stagione, aspettando che Rudi Garcia — atteso nella Capitale domani, massimo lunedì — dia il suo piano di lavoro. Il premio di produzione dell’azienda Roma, però, è unico: lo daranno i tifosi con la fiducia, caduta sotto i minimi storici dopo la sconfitta nel derby e il ritardo nella nomina del tecnico.
PROMESSA Il Ceo (capo esecutivo) Italo Zanzi non ha fatto nulla per perdere la fiducia dei tifosi, ma i tifosi l’hanno persa ugualmente, soprattutto quelli che ancora si chiedono quale sia il vero ruolo di Zanzi all’interno della Roma. Dopo le dimissioni di Baldini, è sicuramente più chiaro: Sabatini ha in mano l’area tecnica, il gigante venuto dalla pallamano fa le veci di Pallotta, in tutto. A Trigoria, per dirla all’americana, è considerato un team leader : sorride, ma quando deve colpire nel centro lo fa. Vuole sapere tutto quello che accade (ha partecipato alle riunioni per la sicurezza prima di Roma-Napoli e del derby, sebbene non fossero argomenti di sua stretta competenza), i piccoli dettagli li tratta come se fossero basilari. «Non mi piace che i problemi non possano avere una soluzione», è una delle frasi che il suo vocione ripete nei corridoi. E allora, a sentire Zanzi, anche quello della poca fiducia può essere un problema risolvibile. «Non è appropriato fare numeri, ma avremo le risorse adeguate per costruire una grande squadra — dice a Sky —. Abbiamo il vantaggio di avere una rosa molto talentuosa, quindi con un occhio al mercato e con il lavoro di Sabatini potremo fare grandi cose. Vogliamo vincere, prima sul campo poi fuori».
GARANTISCE ITALO Ci mette la faccia, Zanzi, anche nello spiegare tutto quello che è accaduto negli ultimi giorni dall’altra parte del mondo. Lo fa nella sua lingua: capisce perfettamente l’italiano, ma la paura di essere frainteso in questo momento è troppo grande per rischiare. «Abbiamo avuto degli incontri dove si è discusso del futuro con la dirigenza, e questi incontri hanno avuto un buon esito, perché abbiamo trovato l’accordo con Garcia — spiega —. Lui è un grande e arriva alla Roma già da vincente. Sono sicuro che saprà dare un’ottima organizzazione alla squadra». La stessa che spera di dare lui alla società: «Non si può arrivare a metà stagione e disturbare il management attuale. Bisogna far passare il tempo per attuare un piano d’azione. Qualsiasi società, anche fuori dal campo, deve essere una squadra». E non sempre, in questo senso, la Roma lo è stata. Tutti d’accordo, invece, sull’importanza dello stadio: «Le tempistiche sono quelle che avevamo sin dall’inizio. Come dice Pallotta, costruiremo il miglior stadio d’Europa, se non del mondo. I nostri tifosi lo meritano». Ecco, su questo sarebbe bene ispirarsi alla mentalità di tutte le aziende: step by step , l’identità da far ritrovare alla Roma viene prima anche di quello.