(S. Veronesi) – Da un po’ di tempo i personaggi illustri, specialmente quelli dello sport, hanno cominciato a gestire in proprio le notizie che li riguardano, mediante i social network. Aprono un profilo su Facebook o su Twitter e li usano per comunicare direttamente col mondo – e così facendo rivoluzionano il sistema dell’informazione, poiché saltano a piè pari il filtro rappresentato dagli inviati e i giornalisti, arrivando direttamente al pubblico. Sempre più spesso, ormai, i campioni ci forniscono notizie riguardanti la loro salute, i loro umori, le loro intenzioni e decisioni attraverso un tweet lanciato in rete – dopodiché scompaiono nella nebbia protettiva della quale si circondano, e il mondo dell’informazione si dedica al semplice commento della loro esternazione. Un sistema che sembra prendere a modello le apparizioni mariane più che un’autentica disponibilità a trattare con la stampa, il cui risultato sono brevi insindacabili monologhi che, nel dare tempestiva soddisfazione alla curiosità di migliaia di tifosi e ammiratori, permettono di sfuggire alle insidie del contraddittorio con i giornalisti. Uno dei risultati di questo cambiamento è che informazioni di scarsa importanza si conquistano il ruolo di notizie («mi sono comprata queste scarpe nuove» + foto); un altro è che sempre più spesso i fan vengono a sapere le cose prima dei giornalisti, con la conseguenza che i più capaci tra loro, quelli che erano in grado di scovare personaggio e notizia in anteprima e confezionare lo scoop, si ritrovano brutalmente scavalcati.
Ma c’è un inconveniente, per il VIP, una nemesi, perché i social network sono strade a doppio senso di marcia: se sei su Twitter o su Facebook chiunque può raggiungerti con una critica, un commento, una richiesta o un insulto, e a questo non c’è modo sottrarsi. Bisogna essere capaci di sostenere la pressione che la pazza folla è improvvisamente in grado di esercitare sul tuo delicato ego di celebrity, e alla lunga questo può risultare un problema per molti. I despoti e i potenti, nell’antichità, incaricavano un architetto di costruire vie di fuga sotterranee dai loro palazzi per poter scappare in caso di assalto popolare, ma poiché sapevano che quella stessa via, se conosciuta, avrebbe potuto addirittura far entrare i rivoltosi nella sua dimora, per prudenza facevano uccidere l’architetto subito dopo che aveva ultimato il lavoro. Oggi i VIP non possono fare altrettanto, e se Roger Federer ha coraggiosamente affrontato due sessioni di botta e risposta su Twitter dopo la disfatta con Nadal a Roma («Ehi,Roger,maperché hai servito così piano?», «Non è che sei finito?», eccetera), c’è da credere che molti altri si stuferanno di sentirsi costantemente in balia degli umori popolari, e abbandoneranno i social network per tornare alla buona vecchia conferenza stampa con i giornalisti – che saranno anche dei rompiscatole, e faranno anche delle domande scomode, ma restano pur sempre dei professionisti, e rispettano tempi e regole, e quando il tempo è finito smettono.