(C.Zucchelli) – Undici allenatori, nessun sopravvissuto, un solo domatore, peraltro l’unico vincente. In 9 anni sono cambiati tre Papi, due presidenti della Repubblica e cinque della Roma (Sensi padre, Sensi figlia, Cappelli, Di Benedetto e Pallotta) ma una sola cosa non è mai cambiata: chi allena la Roma, prima o poi, sbatte la porta e se ne va. Senza rimpianti e senza trofei.
PUGNO DI FERRO Luciano Spalletti è l’unico che alla Roma comanda (e vince 3 coppe). Ha voce in capitolo sul mercato, sull’organizzazione di Trigoria, sui rapporti coi calciatori. Con Luciano si riga dritto e chi non lo fa viene preso di petto. Prima e dopo di lui, dall’addio di Capello ad oggi, gli allenatori della Roma sono arrivati con l’entusiasmo e andati via con la depressione.
L’ANNO PEGGIORE Nel 2004 Prandelli abbandona la Roma per stare vicino alla moglie malata (anche se una lite con Cassano fa in tempo ad averla) e lascia il posto a Voeller prima e (dopo una gara con Sella) Delneri poi. Tutti e due dimissionari, scappati da Trigoria. Emblematiche le parole del tedesco: «Sono abituato in un certo modo, ma qui non è possibile farlo. A questi ragazzi mancano impegno e anima». A Delneri non va meglio, Bruno Conti evita per un soffio la retrocessione, poi tocca a Spalletti.
IL TACCO E LA PUNTA Quattro anni d’amore e di disciplina, poi l’addio nel 2009 con parole di fuoco verso la squadra: «E il tacco e la punta e il numero… È troppo facile credersi bravi e ammorbidirsi nel lavorare», dice, sbattendo la mano sul tavolo. Andato via lui, arriva Ranieri. La Roma sfiora lo scudetto il primo anno poi perde tutti gli stimoli. Nella seconda stagione Ranieri resiste fino a febbraio e poi lascia e accusa: «C’è un’anarchia totale nello spogliatoio». Panchina a Montella, le cose migliorano ma pure lui litiga con Menez.
LUIS E L’AFRICA Nel 2011 Vincenzo vorrebbe restare, Sabatini e Baldini scelgono Luis Enrique. Le sue regole a volte di ferro — l’esclusione di De Rossi per un ritardo alla riunione tecnica — a volte inesistenti — ritiri aboliti — mandano in confusione la squadra, i risultati non arrivano e dopo un anno lascia. Per riprendersi se ne va in Sud Africa. Siamo a giugno del 2012, Baldini e Sabatini (parte II) cercano l’allenatore, arrivano con Montella (ancora) a un passo dalla firma, poi crolla tutto.
LE REGOLE DI ZEMAN La Roma prende Zeman, il feeling non sboccia. E il boemo parla di squadra senza disciplina e società assente. Esonerato, ecco Andreazzoli. L’amico dei calciatori, si diceva. Salvo poi scaricare Osvaldo, definendolo «un piagnucoloso». Immediata la replica dell’attaccante, che lo invita a festeggiare la Coppa con la Lazio. Almeno questo in 10 anni non era mai successo. Forse perché prima Twitter non c’era.