(U. Zapelloni) – Puntuale come un rigore segnato da Balotelli anche quest’anno è arrivata una bella inchiesta di fine campionato. Le squadre vanno in vacanza e le procure cominciano a giocare. Quarantuno società, più di cinquanta contratti, una dozzina di procuratori. I numeri del nuovo scandalo del pallone non possono passare inosservati. Ci sono tutti i club di serie A (tranne Bologna e Cagliari), 11 di B e 12 di Lega Pro.
Non è tutta roba piccola come vorrebbe far credere qualcuno anche se per ora va sottolineato che ad essere indagate non sono le società o i giocatori, ma soltanto i procuratori. L’inchiesta condotta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza e dalla procura di Napoli si chiama «Calcio Malato». Un titolo abusato negli ultimi anni, ma un titolo che fa squillare un nuovo allarmeattorno al mondo del pallone che deve ancora uscire dallo scandalo delle scommesse che continua ad occupare almeno tre (Cremona, Bari, Napoli) procure italiane.
Le imputazioni per i procuratori non sono da prendere sottogamba: «Associazione a delinquere, evasione fiscale internazionale, riciclaggio, emissione di fatture false». Di tutto e di più. Possiamo anche chiamarli i furbetti del pallone. Quelli che dribblano il fisco con trucchi da giocolieri, degni del miglior Messi (il giocatore da Pallone d’oro, non l’evasore…). L’inchiesta, cominciata in sordina a Napoli nove mesi fa attorno ai contratti di Lavezzi e Chavez e al lavoro di intermediazione diAlessandro Moggi, è deflagrata ieri con l’acquisizione di documenti in 41 società italiane, segno che probabilmente la Procura di Napoli aveva sotto mano del materiale interessante per arrivare a coinvolgere un numero così grande di club e un filone che guarda dritto ai rapporti con il Sud America. Resta strano da capire come a fare i furbetti possano esser stati soltanto i procuratori. Possibile che soltanto loro abbiano cercato di evadere le tasse, di aggirare il fisco, di arricchirsi alla faccia nostra? Davvero non c’è stata nessuna complicità da parte delle società e dei giocatori?
L’esame dei documenti acquisiti ieri servirà proprio a questo, a capire e valutare la responsabilità delle altre parti in causa. E’ giusto per il momento non coinvolgere nessun altro, non cercare il colpo spettacoloso e badare piuttosto alla concretezza. Ma è doveroso che si vada a fondo e si arrivi a chiarire se qualcuno ha approfittato di questi strani giri per allontanare o configurare il reato di «doping finanziario» nei confronti di qualche società, imputazione che potrebbe poi avere delle ripercussioni sportive sulle classifiche. Ben venga quest’ennesima inchiesta attorno al pallone. Può servire ad allontanare una volta per tutte chi fa il furbo davvero, lasciando in pace chi invece ha agito secondo le regole.