(A. Angeloni) – «La priorità è migliorare la squadra, vorrei portare a Roma dei giovani talenti del Lille. Ma la prima campagna acquisti sarà sui nostri migliori giocatori che vogliamo trattenere. La Roma è piena di talenti. De Rossi? È uno di questi…». Rudi Garcia, dalla culla francese, il palcoscenico stavolta è Lille e non Trigoria, detta le linee guida.
Nel salutare la sua vecchia gente, si riaffaccia sulla nuova avventura romana, stavolta meno abbottonato rispetto a mercoledì. I talenti vanno trattenuti, questo l’input. Da De Rossi a Osvaldo, da Pjanic a Lamela: sarebbe bello far restare tutti. Possibile? Difficile. Garcia, ad esempio, avrebbe il piacere di allenare uno come De Rossi, perno del suo centrocampo ideale, ma deve fare i conti con le esigenze del club e la volontà di Daniele che, non più di tre giorni fa, ha mostrato una certa insofferenza nel trovarsi a contrastare pressioni e calunnie di varia natura. E poi si sa, ci sono grandi squadre che lo vogliono, tipo il Real, il Chelseae ultimo in ordine di tempo il Dortmund, che dovrà sostituire Gündogan. Garcia, inoltre, deve anche confrontarsi con la società, perennemente in bilico tra decidere di andare alla cassa e reinvestire i soldi che entrerebbero per la cessione del centrocampista, oppure resistere e accettare la scommessa di recuperarlo definitivamente e rilanciarlo. E in questo caso tenerselo per sempre.
TOTTI E IL PROGETTO – La squadra, al di là dei singoli, parte dal concetto di gruppo. Con un leader già acclarato. «Totti è un grandissimo giocatore, ho già parlato con lui ma devo farlo con tutti gli altri, spiegare ciò che voglio. Devo cercare di spiegarmi al meglio e di far aderire i giocatori, voglio che sia un collettivo, che tutti abbiano lo stesso scopo. Questo non impedirà che si esprimano i talenti». Poi. «Sono fiero di essere il primo allenatore francese della serie A. Un mese e mezzo fa pensavo di restare al Lille, poi la Roma ha insistito ed ho deciso di andare via. Adesso so che nella capitale, viste le pressioni, non avrò il diritto di sbagliare», ha raccontato ai suoi connazionali. Garcia ha capito che Roma non è Lille. «C’erano molti giornalisti alla mia conferenza di presentazione, lì c’è una grande pressione da parte della stampa, non credo che girerò molto nel cuore della città. A Roma ci sono molte radio che parlano della squadra ventiquattro ore al giorno, è una cosa incredibile. Mi hanno detto più volte che non ero la prima scelta della Roma, ma va bene così… Il mio rammarico è non aver salutato il pubblico, che so avere molta voglia di vincere. La società americana della Roma sta trovando il modo per ampliare il marchio nel mondo e sono convinto che ci riusciranno».
MALEDETTA NOIA – Garcia ha raccontato in Francia come il lavoro sarà duro e intenso. «Non avrò tempo di annoiarmi, Trigoria è il posto giusto per lavorare. Non ho ancora visitato lo stadio Olimpico, ma credo che sarà un ambiente decisamente caldo». Ha già studiato come dovrà lavorare e cosa sarà necessario migliorare. «Dovremo lavorare molto sulle fase difensiva, perché lo scorso anno la squadra ha preso troppi gol. La settimana prossima mi vedrò con Sabatini per mettere a punto la rosa, dobbiamo lavorare, io sono all’inizio e devo conoscere meglio i giocatori, soltanto quando saranno stati un po’ con me potrò farmi una vera opinione su di loro».
IL SERGENTE CANTERINO – «So che a Roma hanno fatto vedere quella clip in cui canto (El Porompompero, ndr). A Roma abbiamo un inno fantastico, che mette i brividi, chissà che questo mio piccolo talento non mi torni utile…». Chissà.