(M.Ferretti) «Per favore, potete stare zitti quando mi fanno le domande?».Rudi Garcia, il nuovo allenatore della Roma, dopo una trentina di minuti di conferenza-stampa già se la comandava con il piglio del veterano, non del debuttante. Sfrontato? No, pratico. Risoluto, forse. Troppo rumore, troppo brusio in sala? Silenzio per favore, la sua preghiera in francese. E tutti (o quasi) zitti di fronte a quella inattesa, ma cortese richiesta. Pieno di sè? No, sicuro di sè. Estremamente attento ad ogni minimo dettaglio dialettico, poi. Un esempio? «Bonjour à toutes et à tous», il suo saluto. E il traduttore. «Buongiorno a tutti e a tutte». Immediata la correzione di Rudi, con un mezzo italiano. «In Francia si usa buongiorno a tutte e a tutti..». Capito il tipetto? «Sono un ambizioso», ammette candidamente.
IL CATENACCIO – Pochi gli scoop regalati alla platea, quindi ai tifosi, sulla Roma che verrà. Rudi ha giocato molto in difesa, rispondendo senza rispondere a molte domande. Forse perché istruito a dovere (a dovere?) dalla dirigenza e dallo staff della comunicazione. Le domande più gettonate? Quelle su Daniele De Rossi. «Io do molto importanza alla squadra, ci vogliono giocatori di talento e fortunatamente li abbiamo. Totti avrà un ruolo fondamentale, dentro e fuori dal campo. De Rossi è un giocatore della Nazionale e ho veramente una grande voglia di incontrare lui e tutti gli altri giocatori della Roma». E ancora. «De Rossi incedibile o meno? Su De Rossi datemi il tempo di farlo tornare, la verità arriva dal campo… Sempre. Io penso che alla Roma ci sia una rosa di qualità ma c’è sempre necessità di migliorare perché l’obiettivo è raggiungere l’Europa. I giocatori sono tutti a disposizione, ma prima li devo valutare. De Rossi è un elemento di grande talento e può giocare in diversi modi, datemi il tempo di lavorarci insieme». A seguire racconta di aver spedito a tutti i componenti della rosa un sms, «per dirgli che sono il loro nuovo allenatore, per comunicargli la voglia che ho di incontrarli individualmente e che lavoreremo duro. Lavoreremo duro», la sottolineatura in italiano. «Osvaldo in partenza? Non parlo dei singoli. Sto lavorando con Sabatini sulla prossima Roma, lui conosce le squadre e il mercato italiano. Tutte le decisioni saranno prese insieme. Nessuno verrà a Roma senza il mio assenso».
MERCATO E DINTORNI – «Per una grande squadra ci vuole un portiere molto forte. Quindi lavoriamo con il direttore Sabatini per cercare un portiere all’altezza. Io, sono sincero, qui non ho paura di niente. Sono a Roma per vincere, per far divertire i giocatori e i tifosi. Sono in contatto con la Roma da due anni, per me è un onore essere qui. A me non interessa esser stato la prima o l’ultima scelta, ma essere l’allenatore della Roma. Non modificherò la mia idea di gioco. Io ritengo che più si gioca bene e più possibilità si hanno di vincere le partite. E penso che per farlo bisogna segnare un gol in più dell’avversario, ma per vincere coppe, titoli e campionato bisogna essere molto attenti alla fase difensiva. È vero che le mie squadre partono un po’ lente, gli uomini del mio staff sono un pò un diesel: partiamo piano e poi acceleriamo, ma così ci siamo qualificati 4 volte su 5 in Europa, due in Champions League. È un pò il nostro marchio di fabbrica. L’obiettivo qui a Roma sarà ritrovare l’Europa, se sarà dalla porta principale sarà meglio. Il campionato è una maratona lunga, quest’anno non siamo in Europa, forse avrei preferito giocarci ma prendo atto del fatto che non giocheremo ogni tre giorni. Un’eventuale partenza lenta non mi spaventa. Se imporrò delle regole? Sì, per vivere in gruppo le regole ci devono essere. Ci saranno regole nello spogliatoio e io sarò la guida del gruppo».
LE AMBIZIONI – «La Roma è un club che deve vincere, sono contento di essere qui proprio perché c’è questa voglia. L’importante è che ci lasciate lavorare… C’è bisogno di tempo, non si fa tutto in poco tempo e l’abbiamo visto in altre club con risorse importanti come Chelsea e Manchester City. Tutti nella Roma hanno voglia di vincere. Sto lavorando sulla composizione del mio staff tecnico, ma sicuramente ci saranno preparatori italiani e francesi che staranno bene insieme. Io so allenare la mia squadra, so come prepararla. So che ci sono alcuni impegni programmati come il ritiro a Riscone e la tournée in Usa, ma per adesso chiedo soltanto di farmi vivere i miei giocatori e di giudicarmi solo per i risultati. Nel calcio il tempo non è mai abbastanza, è un pò così in tutti i club. La Roma è un club che ha storia, che lavora bene da anni con persone competenti e noi abbiamo la fortuna di avere una proprietà molto ambiziosa. Così come il nuovo allenatore… Il passato non mi interessa: ogni allenatore ha la sua maniera di lavorare. Per me è lampante che serviranno metodi duri. L’unica verità, però, deve venire dal campo e la Roma dovrà avere un’anima, uno spirito collettivo». Bonne chance, monsieur Garcia.