(S.Carina) – Chissà che non sia l’aria di Roma a giocare brutti scherzi. O magari il contatto diretto con i giornalisti italiani. Fatto sta che anche il presidente Pallotta, replicando quanto accaduto a Garcia solamente qualche giorno fa, sembra preferisca lasciarsi andare più con i media stranieri rispetto a quando rilascia interviste nel nostro paese (sinora una) o con quotidiani italiani (come successo invece un paio di volte negli Usa). E così, dopo aver predicato ad inizio aprile «soddisfazione per i risultati sin qui conseguiti da Sabatini e Baldini. Siamo infatti in grado di battere chiunque. Stiamo lavorando bene» e non aver fatto trapelare malumore durante la presentazione di Garcia (12 giugno), ieri al Financial Times, il presidente della Roma ha gettato la maschera, mostrando un malcontento sinora ben nascosto dai sorrisi e dalle promesse del Ceo Zanzi: «E’ stato un anno frustrante. Sono decisamente insoddisfatto».
BRAND E PAZIENZA – Delusione che si spiega quando Pallotta, ricorda onestamente di aver preso la Roma «non per ego come spesso accade in Italia ma per farla diventare un brand. Le squadre dovrebbero essere gestite come un business, non come un hobby». Tradotto: lo scopo deve essere uno soltanto, «fare soldi». E per riuscirci la società capitolina è andata a caccia dei tifosi-consumatori in un campo finora inesplorato, la rete. «Prima del nostro arrivo non c’erano social media. Zero. La precedente proprietà non ha fatto nulla, dimenticandosi di Facebook o Twitter. Non c’era alcuna gestione dei tifosi» dichiara il presidente giallorosso che in un secondo momento chiede alla tifoseria romanista ancora un po’ di pazienza: «Abbiamo molti nuovi giocatori. Ci vorrà tempo».
RICERCA DI PARTNER – Con queste premesse, Pallotta si divide, da un lato pungolando qualche investitore a farsi avanti – «La mia ipotesi è che ci sia un sacco di gente cui piacerebbe avere la Roma» (e il Financial Times ricorda poi come si stiano cercando soci disposti ad investire almeno 75 milioni) – dall’altro preferendo concentrarsi sul nuovo stadio hi-tech in cui si potrà accedere senza biglietto in mano (basterà uno smartphone) e con la possibilità di ordinare al bar restando comodamente seduti. «Le persone ordineranno molto di più se non devono lasciare il proprio posto» la convinzione del presidente che però dovrà prima pensare a riempirlo, allestendo una squadra che sia almeno in grado – al terzo anno di gestione – di riconquistare l’Europa.Obiettivo, che fino ad un paio di stagioni fa, da queste parti era considerato il risultato minimo.