(M.Ajello) Sandro Bondi che torna, Massimiliano Allegri che resta. Due poeti per la nuova lirica berlusconiana. E chissà se l’ex coordinatore azzurro ridiventato coordinatore azzurro devierà verso il suo nuovo gemello – Max, ridiventato ct rossonero dopo la resa di Berlusconi a Galliani – i versi lusinghieri e amorevoli a suo tempo rivolti a Fabrizio Cicchitto (che però è romanista): «La mia fede è la tenerezza dei tuoi sguardi. / La tua fede è nelle parole che cerco».
Il fatto è che Berlusconi, per la prima volta, non gioca d’attacco, rinuncia all’abbondanza delle punte, capovolge la sua filosofia aggressiva e schiera due centrocampisti: Max e Sandrone. Ognuno, nel suo stile, assolutamente deliziato dalla scelta del capo. E per ognuno dei due sembra che la vita sia improvvisamente cambiata e insieme potrebbero intonare la celeberrima ode «A Silvio» firmata da Bondi: «Vita amata. /Vita vitale. / Vita ritrovata. / Vita splendente. / Vita disvelata. / Vita nova». Per Berlusconi, che rinuncia con questa doppia scelta al suo motto «attaccare-attaccare-attaccare», Allegri era un po’ come Fini prima del divorzio. «Che fai, mi cacci?». A Gianfranco lo cacciò, Allegri – anche lui incline a non obbedirgli troppo – invece se lo tiene. Proclamandolo, in conferenza stampa, amico di sempre, dandogli le pacche sulla spalla, sorridendogli come soltanto lui sa fare.
La vera svolta è che Berlusconi, instancabile attaccante e perenne vincitore, ha imparato a perdere o a rinunciare alla lotta dura (nel braccio di ferro con Galliani) e a pareggiare: optando per il governo delle larghe intese, vezzeggiandolo come un suo figlio prediletto, e facendosi aiutare da Bondi nel placare i falchi del Pdl e perfino nell’accarezzare Angelino Alfano. (….)
Per quanto riguarda il ritorno di Allegri, oltre a non voler rompere la serenità con Galliani, l’ex premier ha fatto un discorso di spending review (Seedorf costava troppo), ossia ha mostrato la stessa ansia di risparmio che nutre nei confronti del Pdl dopo, ma anche prima, che il governo ha abolito o quasi il finanziamento pubblico ai partiti e il progetto di fund raising che sta maneggiando in queste ore è la riprova di questo problema.
L’uomo che si vanta di aver sempre vinto tutto (anche quando andò in udienza da Papa Wojtyla per prima cosa enumerò gli scudetti e le coppe europee conquistate dal suo Milan e aggiunse: «Come lei, Santo Padre, anche io porto in giro per il mondo un brand vincente»)adesso ha scoperto il piacere del pareggio. O meglio: se il calcio champagne, applicato anche alla politica, resta la sua eterna filosofia morale, il momento attuale consiglia a Berlusconi di far prevalere la ragion pratica. Che è anche quella di abbassare il livello dello show. Se però la Cassazione gli infliggerà quattro anni a zero (più l’interdizione) cambieranno tutti gli schemi di gioco. Bondi diventerà un centravanti di sfondamento, perfino paragonabile al nerboruto Santanchè, e il modulo Allegri tradotto in politica diventerà un 1-10: uno in porta (ma con portiere volante) e dieci in attacco.