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IL ROMANISTA De Rossi, futuro giallorosso

De Rossi Spagna

(P. A. COLETTI) – La Spagna gli evoca brutti ricordi. Questa sera, alle 21 italiane, Daniele De Rossi tornerà titolare, dopo la partita col Brasile saltata per squalifica, nel centrocampo dell’Italia che affronterà le furie rosse nella semifinale della Confederations Cup. Tornerà a giocare contro gli invincibili spagnoli dopo quasi un anno. L’ultimo ricordo, infatti, è fresco ed è di quelli che non si cancellano facilmente dalla memoria. Il 1 luglio a Kiev si gioca la finale di Euro 2012 e De Rossi è titolare nel centrocampo a rombo di Prandelli insieme a Pirlo, Montolivo e Marchisio, lo stesso che potrebbe scendere in campo questa sera. Gli spagnoli ci mettono poco ad andare in vantaggio, al 14’ segna Silva, e chiudono il primo tempo sul 2-0 grazie al gol di Jordi Alba.

L’Italia non è mai in partita e De Rossi, causa un lieve infortunio, gioca tutta la partita al di sotto delle sue possibilità. Al 90’ il verdetto è pesante: 4-0 per gli spagnoli e terzo titolo consecutivo. Il primo era arrivato nel 2008 e nel cammino verso quell’Europeo c’entra sempre De Rossi e l’Italia. È il 22 giugno e a Vienna si giocano i quarti di finale di Euro 2008. L’Italia da campione del mondo affronta una Spagna alla ricerca ancora del suo primo trofeo. Al centro del centrocampo azzurro ancora una volta Daniele De Rossi. Di quella squadra oggi sono rimasti solo Buffon, Chiellini, Aquilani e proprio il centrocampista di Ostia (Pirlo aveva dato forfait per infortunio). L’Italia di Donadoni riuscì mantenere lo 0-0 fino al 120’ e a portare le furie rosse ai rigori. Dagli undici metri gli errori di Di Natale e De Rossi aprirono la strada agli spagnoli che da quel momento non hanno più perso una competizione. Due Europei, un Mondiale e ora la Confederations Cup.

Dall’Italia all’Italia. Da De Rossi a De Rossi. Questa sera toccherà a lui fermare la cavalcata vincente della Spagna, iniziata cinque anni fa proprio da un suo errore dal dischetto. Lui, De Rossi, che è sempre più recordman azzurro. Il gol al Giappone è il 15esimo con la maglia della Nazionale, nessun centrocampista ha mai segnato tanto in azzurro. L’unico “non attaccante” ad aver fatto meglio d De Rossi è Adolfo Baloncieri, che fu grandissimo anche se in un’altra epoca, in un’altro calcio. E molte grandi punte o numeri 10 della storia italiana sono già rimasti dietro Daniele. L’ultimo in ordine di tempo è stato addirittura Gianni Rivera. Il Golden Boy, il calcio degli anni 60 e 70, l’uomo di ItaliaGermania 4-3. E l’ultimo 4-3 azzurro è stato merito, soprattutto, di De Rossi. Senza di lui, probabilmente, l’Italia sarebbe stata esposta a una figuraccia internazionale. Invece suo il gol del 2-1 che ha riacceso le speranze azzurre e suo il passaggio smarcante che ha aperto la difesa giapponese permettendo a Marchisio e Giaccherini di confezionare il gol della vittoria. Decisivo in azzurro lo è stato sempre, fin dalla prima volta. Era il 4 settembre del 2004.

Daniele aveva appena 21 anni, compiuti pure da poco. Esordio in azzurro e 4 minuti per fare la storia. La prima di 15 gemme. Campione del mondo, vice campione d’Europa, bronzo olimpico under 21 e campione d’Europa sempre under 21. Ecco chi è oggi per il mondo Daniele De Rossi, l’uomo dalle 88 presenze in Nazionale maggiore, il romanista più azzurro di sempre. Romanista prima di tutto. Finita la parentesi brasiliana per la Confederation Daniele prenderà un volo direzione Roma. Prima di andare in vacanza vorrà conoscere di persona il suo nuovo allenatore. Quel Rudi Garcia che già gli ha mandato un messaggio per iniziare un rapporto che entrambi vogliono che duri nel tempo. Quel Garcia che De Rossi ha paragonato a Luis Enrique che per lui «resta il numero uno». Non sarà presente il 9 luglio per il raduno a Trigoria.

Non andrà in ritiro a Riscone con la squadra. Andrà in vacanza per cercare di staccare dopo un anno difficle per la Roma e quindi per lui. Lui che la Roma ce l’ha nella pelle, nel sangue e nel cuore è pronto a riprendersela, nonostante «le calunnie». D’altronde lui stesso ha sempre detto che «per giocare a calcio come voglio io, ho bisogno della Roma». E la nuova Roma di Garcia ha bisogno di lu

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