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IL ROMANISTA La storia continua

Franco Baldini

(C. Fotia) – Io penso che rimpiangeremo Franco Baldini, uno dei migliori manager sportivi del mondo, simbolo della lotta contro il calcio marcio e costruttore di mentalità moderne. Le sue dimissioni, caro amico Guido D’Ubaldo, non sono una sconfitta solo per la Roma, ma per chi ama la Roma e il calcio come idea di bellezza, onestà, pulizia. Non lo rimpiangeranno i laudatori interessati trasformatisi nei più cinici denigratori, né i demolitori di professione, che vogliono solo distruggere. Io lo rimpiango già. Lo farà, credo, la stragrande maggioranza dei tifosi che è delusa, soffre, ama.

Non voglio qui entrare nel dettaglio dei meriti e demeriti, dei colpi azzeccati e degli errori (lo facciamo nelle pagine interne). Qui voglio parlare dell’uomo Baldini, del suo spessore, della sua filosofia. Sì della filosofia, ovvero di una visione del mondo che si riflette anche nel calcio. A me piaceva quell’idea innovativa, la sfida alle pigrizie mentali e al provincialismo del calcio italiano e di quello romano in particolare. Significa cose precise: che nel calcio l’onestà, la qualità, la bellezza, la gioventù sono virtù e non vizi. Che non si scende a compromessi con un sistema che si vuol cambiare, anche a costo di apparire marziani, che non ci si fa dominare dalle pressioni di un ambiente inquinato da gretti interessi di parte, da lobby che non vedono l’ora di poter continuare a manovrare la Roma come oggetto di scambio nel risiko del potere romano.

Se una cosa posso rimproverare a Franco Baldini è di essere stato poco se stesso, di non aver affrontato con la necessaria durezza le incrostazioni, di non aver dotato la Roma degli strumenti necessari per affermare con forza il proprio punto di vista e difendere la propria identità troppo spesso sfregiata come non avviene nei confronti di nessun altra grande squadra italiana. Le altre grandi sono rispettate anche quando sono criticate, perché le loro proprietà trattano da pari a pari con le proprietà editoriali e impongono la famosa “sudditanza psicologica”.

L’Inter di Moratti quest’anno ha fatto peggio della Roma e lì non è stata chiesta la testa di nessuno: si è proceduto a un semplice e fisiologico cambio di allenatore. A Roma si vuole che la Roma obbedisca a input esterni e se non lo fa la si demolisce. Quello che va ricordato oggi, mentre Baldini lascia, e senza disconoscere i meriti della gestione Sensi che ha fatto della Roma una grande squadra, è che, quando l’hanno presa gli americani, la società era finita nelle mani di una banca, non faceva sostanzialmente mercato da diversi anni. Oggi, sotto questo aspetto, sono stati fatti passi avanti enormi, investendo risorse ingenti, avviando finalmente il progetto del nuovo stadio.

I risultati sportivi ancora non arrivano, ma per quelli ci vuole tempo e pazienza, perché anche la squadra è stata completamente rinnovata e sfido chiunque a dimostrare che non ce ne fosse bisogno perché quella di due anni fa era giunta al capolinea. Senza fiducia nel futuro non si va da nessuna parte ma, a questo punto, non la si può più chiedere ai tifosi, dev’essere la società per prima a dimostrare di averla con le sue scelte delle prossime ore. Il ruolo di Walter Sabatini è cruciale e lui è uomo che dà il meglio di sé quando ci si deve comportare con determinata ferocia.

Credo che il popolo romanista si interroghi smarrito, domandandosi perché nessun grande allenatore, salvo Liedholm, ha mai retto a Roma più di pochi anni. E come mai capiti che lo stesso Baldini, Capello, Spalletti, lontano da Roma facciano benissimo e vengano poi rimpianti, dopo essere stati contestati sempre dagli stessi, soliti, irriducibili che possono spacciarsi come rappresentanti dei tifosi solo perché la pigrizia della grande maggioranza che non la pensa come loro glielo consente.

Penso però che anche il calcio italiano debba interrogarsi se il suo declino nelle coppe europee non sia legato anche al fatto che i nostri più grandi allenatori oggi siano impegnati all’estero. Ora c’è solo da sperare che la Roma non faccia la fine del carciofo, perdendo le sue foglie una dietro l’altra, che le dimissioni di Franco Baldini, che del nuovo corso americano era il simbolo, provochino uno shock positivo. Si prenda il prima possibile l’allenatore che la società giudicherà il migliore nella consapevolezza che il terzo fallimento in due anni non sarebbe accettabile. Soprattutto, però, ci si prepari a difenderlo a ogni costo e per molto tempo (io sono ammirato dalla tenacia con cui Adriano Galliani ha difeso il suo Allegri). Gli si diano campioni e obiettivi gli si chieda di dare alla Roma un’anima guerriera e impavida, sostenendolo con una società dove sia più chiaro dove sta il bastone del comando. La storia continua

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