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IL TEMPO Baldini lascia. Roma senza guida

Baldini

(A.Austini) Era tornato da vincitore, senza stimoli, se ne va da perdente, con gli annessi rimpianti e un posto già pronto al Tottenham. Franco Baldini chiude la sua seconda parentesi alla Roma, durata lo spazio di 19 mesi. Come otto anni fa, quando la Sensi lo mise alla porta alleandosi con i suoi nemici, Baldini lascia una Roma in pieno caos: allora si stava per chiudere la stagione nera dei quattro allenatori, adesso c’è la ferita ancora aperta del derby perso al termine di due anni fallimentari e non si capisce ancora con quale allenatore ripartire.

L’annuncio della rescissione consensuale con il dg è arrivato ieri, a Borsa chiusa. Appena dopo quello della cessione di Stekelenburg al Fulham, l’ultimo contratto firmato da Baldini. Era nell’aria, ma ha avuto l’effetto di un fulmine a ciel sereno: tutti si aspettavano l’addio del dirigente dopo l’arrivo del nuovo allenatore. Invece Baldini, dopo l’ultimo confronto con la proprietà, ha preferito togliere il disturbo prima, per non immischiarsi e creare equivoci su una decisione che spetta a Sabatini, con il quale ha cenato ieri sera.

A Trigoria si è commosso. Non solo lui ma i pochi presenti che lo hanno salutato tra abbracci e qualche lacrima. Rispetto al congedo dei Sensi, che lo scaricarono come un normale «consulente di mercato», nella nota degli americani, comunque fredda, ci sono i ringraziamenti di Pallotta e del diretto interessato. «Sono stato benissimo a Roma», dice Baldini mentre la società volta pagina e conferma che «le operazioni calcistiche restano affidate al direttore sportivo Sabatini che riporterà direttamente al CEO Italo Zanzi».

Si mette semplicemente per iscritto il riassetto di poteri avviato da settimane. Baldini ha maturato da tempo la voglia di passare il testimone, consapevole di aver sbagliato troppe scelte, provato dalle critiche feroci e in collisione con una parte della Roma americana. Prima del derby ha comunicato a Pallotta l’intenzione di dimettersi. E a differenza di un anno fa, il presidente ha accettato. Le sue litigate con l’ex ad Pannes sono cronaca e l’arrivo di Zanzi, che dallo stesso Pannes riceve le direttive, gli ha tolto gli ultimi dubbi. «Che mi hanno preso a fare gli americani se mi hanno messo sopra un loro uomo?» si è chiesto il Baldini depotenziato in questi mesi. Un’avventura nata e finita male. Dall’infelice «Totti pigro» del debutto a «tutti gli allenatori cercano la Roma» si è chiuso un cerchio di dichiarazioni sbagliate o fraintese.

Dal punto di vista contrattuale, il dg si è confermato un signore: aveva rinunciato a 400mila euro di stipendio per non guadagnare più di Sabatini, ora lascia sul tavolo i restanti due anni di contratto per un totale di circa 2 milioni di euro. Il Tottenham gli restituirà la «sua» Londra, dove ha continuato a rifugiarsi spesso.

La patata bollente resta ai superstiti di Trigoria, comunque numerosi: al momento non è previsto l’arrivo di un nuovo direttore generale. «Vogliamo continuare a costruire il futuro – promette Zanzi – sulla base del talento che abbiamo assemblato in questi due anni».

L’allenatore non c’è ancora e, salvo improvvise accelerate, non verrà annunciato prima di domenica. Sabatini è rientrato solo in serata nella Capitale dopo una serie di incontri top secret a Milano e non solo, rinviando a oggi il rapporto da sottoporre agli altri dirigenti e a Pallotta: si farà il punto sulle richieste economiche e di mercato dei vari allenatori. Il borsino aggiornato vede sempre al primo posto Garcia, il preferito del ds che sa bene però quanto sarebbe rischiosa un’altra scommessa, seguito da Bielsa (ieri nuovi contatti) e Blanc. Più staccato Rijkaard, con il possibile inserimento di un «mister X». Con Blanc e Garcia c’è un accordo sulla parola per un contratto biennale, ma per il secondo pure la concorrenza di Psg e Malaga e un contratto ancora in vigore con il Lilla.

Sullo sfondo resta la suggestione Mancini, che fino a ieri sera non ha ricevuto una telefonata dalla Roma ed è in trattativa col Psg. Attorno al costoso tecnico jesino si muovono però intermediari e agenti vari. I primi contatti sono avvenuti con i dirigenti di Unicredit: la banca ha messo al corrente Sabatini della disponibilità a trattare data dal Mancio, ma il ds non lo ha chiamato. Almeno fino ad ora.

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