(E. Menghi) – C’erano solo i muri del Bernardini ad ascoltare i cori e gli insulti di un centinaio di tifosi che hanno sfidato la pioggia per manifestare la rabbia accumulata dopo due stagioni deludenti e la sconfitta nel derby più importante della storia.
Almeno in teoria. Perché gli obiettivi della manifestazione pacifica, andata in scena ieri mattina a Trigoria, sono cambiati con il passare dei minuti e con l’arrivo della «Iena» Paolo Calabresi, che voleva prelevare il figlio Arturo, difensore della Primavera di De Rossi e dell’Under 17, e si è invece ritrovato al centro di una protesta. L’attore romano (e romanista) è sceso dalla macchina per provare con il dialogo a placare i tifosi, che hanno continuato a dargli del «buffone» e qualcuno ha pure deciso di passare dalle parole ai fatti, tirando un calcione all’auto scortata dalle forze dell’ordine. «Per cinque minuti ho parlato con delle persone un po’ confuse, ma disposte ad ascoltare – racconta Calabresi – poi si è avvicinata la frangia vicina ai poliziotti e ho capito che non poteva esserci dialogo. Sono stati gli stessi agenti a chiedermi di andarmene».
Per tornare a casa, ha dovuto cambiare percorso: «Alle 9.30 di mattina, quando ho accompagnato mio figlio al Bernardini non c’era nessuno. Quando sono tornato a prenderlo, mi sono trovato in una situazione che non mi aspettavo. Sono uscito da dietro, terrorizzato dall’idea di passare di nuovo lì: sarebbe stato come minimo ingiusto per Arturo. Tutti gli altri genitori hanno lasciato il centro sportivo da un’uscita secondaria, per paura». Una parentesi nera che ha poco a che fare con la stagione della Roma: la «Iena» è diventata una sorta di nemico per qualcuno, dopo aver svelato il bluff del falso dossier che un giornalista e uno speaker di una radio romana volevano diffondere per «incastrare» il dg Baldini e il consigliere Baldissoni, bollati come «massoni».