(E.Menghi) – L’ultimo barlume di speranza di una stagione complicata si era spento proprio davanti agli occhi di Pallotta, meno di un mese fa, quando la Lazio vincendo la Coppa Italia si prendeva anche l’Europa che alla Roma manca da tre anni. «È stato un anno frustrante, sono decisamente insoddisfatto», sono le parole usate dal presidente nella lunga intervista al Financial Times. Un’altra stagione è alle porte e, stavolta, ha voluto prendere per mano il nuovo allenatore e mostrarlo all’America, mettendoci la faccia. Un segnale forte, che sa di cambiamento. Perché il numero uno giallorosso non ha mai smesso di guardare alla sua squadra con il sogno di renderla grande.
Vincere con le più forti della serie A non è abbastanza e il passato campionato lo dimostra: «Abbiamo sconfitto tutti i migliori team: abbiamo vinto con la Juventus, abbiamo distrutto il Milan, superato la Fiorentina e battuto tre volte l’Inter, ma è assurdo il modo in cui abbiamo giocato contro le squadre da metà classifica in giù. Abbiamo tanti giovani giocatori, ci vorrà tempo». Il ritornello non cambia, ma Garcia, il tecnico venuto dalla piccola Lille, sa che la città inizia ad avere fretta e le parole di Pallotta non possono non mettergli addosso nuova pressione. Il 9 luglio, quando la Roma si ritroverà a Trigoria per i test di rito, Rudi comincerà a conoscere e a studiare i giocatori che finora ha visto nei filmati e con cui ha scambiato qualche messaggio, poi tutti in ritiro. A Riscone di Brunico i giallorossi resteranno meno del previsto, ma non c’è ancora nulla di deciso: l’11 o il 12 luglio la partenza, due test in calendario, per un totale di 9 o 10 giorni al massimo.
Ben più ricco il programma estivo di Pallotta, che aveva promesso di presentare il nuovo stadio alle istituzioni entro luglio. I tifosi potrebbero dover aspettare ancora un po’ per conoscere la futura casa giallorossa, perché prima il progetto dovrà passare al vaglio del neo-sindaco Marino. La sua approvazione sarà un passaggio cruciale nella strada intrapresa dalla Roma per avere un maggiore respiro internazionale. «Stiamo facendo di Roma un brand. Le squadre di calcio in Italia sono scambiate sulla base di ricavi e un certo ammontare di ego. Noi non lo abbiamo fatto per l’ego. Se il Manchester United vale circa 3,9 miliardi di dollari e la Roma è valutata meno di 200 milioni di dollari, allora ci sono tante opportunità per colmare quel divario».
Ma non è solo con lo stadio di proprietà che Pallotta pensa di colmare quella spaventosa differenza. «Le squadre di calcio dovrebbero essere gestite come un business, non come un hobby. Prima del nostro arrivo non c’era social media. Zero. Il precedente padrone – Pallotta tira una frecciatina alla famiglia Sensi – non ha fatto nulla, figuriamoci Facebook o Twitter. Non c’era alcun sistema di gestione dei fan». Lui invece pensa in grande: niente biglietto cartaceo (basterà uno smartphone) e snack direttamente in poltrona (quella dello stadio) sono le novità sognate per i tifosi, mentre continua la ricerca di nuovi soci che possano portare almeno 75 milioni di dollari nelle casse di Trigoria. «La mia ipotesi è che ci sia un sacco di gente a cui piacerebbe avere la Roma», è il pensiero del presidente, che si è affidato a Morgan Stanley per evitare di incappare in un altro fantomatico sceicco.