(A. Austini) – La Roma è arrivata preparata alla sconfitta: la cena di ieri ad Arcore è servita solo a celebrare il trionfo di Galliani, che è riuscito a convincere Berlusconi a lasciare Allegri sulla panchina del Milan.L’avventura del toscano in rossonero continua, «con fiducia e reciproca stima» dice il Cavaliere senza aggiungere fino a quando: del rinnovo si parlerà a Champions acquisita. Il presidente gli ha dettato una serie di condizioni, in sostanza ha commissariato il tecnico. L’appoggio della squadra e il superbo lavoro di mediazione di Galliani – il vero vincitore – ha comunque spinto Allegri a mollare la ricca proposta della Roma. E il presidentissimo a rinviare la scommessa Seedorf.
Che sarebbe finita così s’è capito subito: Berlusconi atterra in elicottero a Villa Margherita, il Milan spedisce ad Arcore il fotografo ufficiale e segue l’andamento della cena con una diretta sul sito internet e il lieto fine comunicato ufficialmente a mezzanotte. Maestri di comunicazione.
Sabatini ha perso le speranze su Allegri venerdì, il giorno inizialmente fissato per il matrimonio e poi divenuto quello della rottura definitiva. Ieri sera il ds è tornato a Milano per trattare dei giocatori ma prima di tutto, insieme a un Baldini prossimo all’addio, ora deve inventarsi qualcosa per dare un futuro alla Roma. Prima Mazzarri, poi Allegri: due voltafaccia che costringono i dirigenti a ricominciare da capo. Chiunque arriverà, per la terza volta su tre nell’era americana a Trigoria sbarcherà un tecnico di ripiego. Sperando che stavolta sia almeno quello giusto.
Baldini ha ripreso da qualche giorno i contatti con Blanc, il nuovo favorito per la panchina giallorossa. Il dg voleva il francese al posto di Zeman a febbraio, allora non si trovò l’accordo sulla durata del contratto e a Trigoria decisero di promuovere Andreazzoli nel ruolo di traghettatore. Adesso è un’altra storia, ugualmente difficile: Blanc ha una proposta per una stagione dal Psg, preferirebbe un biennale e così tiene aperto uno spiraglio per la Roma. A Trigoria potrebbe fargli da Cicerone l’ex Candela, suo compagno nella Nazionale dei «Bleus» pronto a seguirlo nello staff.
La soluzione piace ma non entusiasma i dirigenti, costretti a valutare altre piste. Per motivi diversi Spalletti (in questi giorni a Roma solo per questioni personali) e Mancini non sono mai entrati in corsa, mentre gli altri italiani non hanno quel carisma considerato una dote fondamentale nella scelta. Per questo motivo è stato scartato il vecchio pallino del ds: Pioli. Idem Donadoni, a cui Sabatini ha pensato davvero. Ma il rapporto tra l’ex ct e Totti sarebbe da ricostruire e il suo carattere un po’ molle viene considerato inadatto alla circostanza. Il Parma, seccato dalle voci dell’interesse dei giallorossi, ha comunque fatto uscire allo scoperto il tecnico. «Ribadisco ancora una volta a scanso di equivoci – la specifica di Donadoni in una nota diffusa ieri – che resto al Parma. Ho due anni di contratto e piena sintonia con la società». Tornare indietro a questo punto sarebbe difficile.
La Roma è già oltre, persa nella scelta del «meno peggio». Non è un mistero il gradimento di Sabatini per Bielsa. Il ds,però, lo considera una soluzione po’ estrema e rischiosa. E, tra l’altro, non sarebbe per nulla scontato l’ok del «Loco», che ha appena chiesto al Santos uno stipendio da 4 milioni di euro, dando la sua disponibilità solo a partire da gennaio. I brasiliani si sono ritirati, la Roma difficilmente si inserirà.
I vari Rijkaard, Rodgers e Garcia presentano troppe contro indicazioni. Sabatini fa capire di avere tra le mani anche un «mister X». Difficile capire se si tratti dei vari Panucci, Di Francesco e Colantuono, gente che a Trigoria, ovviamente, ci verrebbe a piedi.
Un rebus da sciogliere il più in fretta possibile. E una convinzione: se avesse vinto la Coppa Italia, la Roma sarebbe rimasta nelle mani di Andreazzoli. Ma l’ha persa, come la sfida impari con Galliani. Un’altra botta terribile.