(D. Pelizzari) – La Roma ha scelto. Sarà Rudi Garcia l’allenatore del rilancio giallorosso. Lunedì sera a New York si è celebrato il rendez-vous definitivo alla presenza del presidente James Pallotta e dello stato maggiore della società capitolina, con in testa il direttore sportivo Walter Sabatini.
Rudi Garcia, il nuovo che avanza. Ha radici spagnole ma è nato a due passi dal castello di Nemours, in piena Île-de-France. Suona la chitarra, anche in pubblico, ma soltanto quando l’occasione è di quelle irripetibili. Fa coppia fissa da qualche tempo conMaud Donald, volto noto della tv francese che su per giù ha l’età delle sue tre figlie. È laureato in educazione fisica, come Rafa Benitez, con il quale condivide anche la passione per le lingue straniere (oltre al francese, Garcia parla un castigliano e un buon inglese) e per il bel calcio. E ha l’abitudine di creare un rapporto molto stretto con i suoi giocatori. Da padre a figli. Ha detto l’ex tecnico del Lilla: «Educo come alleno. Discuto, correggo, offro riferimenti. Non dirigo, accompagno». Insomma, un uomo che mette la parola al primo posto. Al contrario di quanto capitava con Zeman il boemo, che alle parole preferiva i fatti. E il sudore.
Tuttavia, Garcia non ha una concezione del calcio molto distante da Zdenek l’implacabile. Il nuovo allenatore della Roma gioca con un 4-3-3 che si ispira alle virtù di scuola Barcellona. Tanta velocità, tanto pressing, e una voglia grande così di fare la partita e di dominare l’avversario. Anche e soprattutto sulle corsie laterali. Al Lilla è andata benissimo: ha portato a casa campionato, Coppa di Francia e il premio come miglior tecnico della Ligue 1. E il Lilla non è mai stato un club di prima fascia del torneo transalpino, tutt’altro. L’ultimo titolo nazionale (il secondo della sua storia) risaliva agli anni Cinquanta. Roba da fare festa per mesi.