(M. Pinci) – Quando le visite mediche per il passaggio di Marquinhos al Psg avevano iniziato a dare risultati poco limpidi, Sabatini avrà probabilmente incrementato il proprio consumo di tabacco. Nell’attesa della fumata bianca, arrivata solo nel pomeriggio: perché il mercato della Roma è strettamente legato alla cessione del baby brasiliano. Ad oggi, tra soldi entrati e usciti, ingaggi aggiunti e risparmiati, il bilancio della Roma sul mercato è perfettamente in parità.
MERCATO IN PAREGGIO, OSVALDO VIA PER UNA PUNTA – “Dobbiamo chiudere il mercato in attivo”, l’obiettivo che rimbalzava da una telefonata rubata negli uffici della Roma. E sin qui (quasi) perfettamente raggiunto dalla Roma. I conti sono semplici: in cassa sono entrati i 35 milioni di Marquinhos e i 5,6 di Stekelenburg, oltre al risparmio sugli ingaggi per oltre 6 milioni. Al registro delle uscite, invece, vanno conteggiati i 18 (più 2) milioni di Strootman, i 10 usciti dalle casse per Benatia, i 5 per Jedvaj e gli 890 mila euro di Skorupski, gente che, sommata a Maicon costato zero euro, aggiunge al registro dei costi quasi 13 milioni, ovviamente al lordo. Il conto dice, sostanzialmente, che tra le entrate e le uscite balla un milioncino e poco più in favore delle uscite. Forbice sostanzialmente in equilibrio, che crescerà di un altro paio di milioni con l’arrivo in prestito oneroso di Gonzalo Bueno (ma l’agente frena), ventenne del Nacional di Montevideo in arrivo per 1,6 milioni. Anche per questo, per dare l’assalto a un grande attaccante di fascia (non c’è solo Gervinho), a Trigoria cercano di convincere Osvaldo ad accettare i 5 milioni annui che offre lo Zenit, pronto a riconoscere alla Roma quasi 20 milioni di euro. Lui, dopo il “no” al Southampton, aspetta invece la chiamata di una “big” europea: in assenza di proposte inglesi convincenti (il City si è ritirato) lui spera nel Napoli, e ancora di più nell’Inter degli acerbi Icardi e Belfodil.
BRADLEY: “LA SQUADRA VUOLE RISCATTARSI” – Una cosa è certa: la campagna trasferimenti ricchissima che ha in pancia la Roma è – nella testa dei dirigenti e dell’ambizioso Rudi Garcia – dovrà essere il motore per il rilancio. Lo sa anche un soldato come Michael Bradley, quota Usa nel malting-pot dello spogliatoio giallorosso: “Possiamo parlare di nuovi acquisti di tutto quanto, ma alla fine è il campo che deve dire se siamo migliorati, ormai le parole non servono, dobbiamo far vedere con i fatti quello che dobbiamo fare. Si vede che la squadra è determinata ed ha voglia di riscattarsi”. Chiarissima la linea dell’americano, soprattutto dopo un’annata disastrosa come l’ultima: “Se guardiamo alla scorsa stagione c’è qualcosa che manca, ma stiamo lavorando per fare molto molto meglio”, ammette. E la sensazione è che anche per Bradley dalla panchina possa arrivare la svolta in questo senso: “Mister Garcia ha un po’ più di pazienza rispetto a Zeman. Il boemo voleva la palla avanti subito, Garcia dice che se c’è la possibilità di mettere qualcuno in porta va bene, ma è importante tenere la palla, avere possesso, ogni allenatore avrà le sue idee. Ma anche la preparazione fisica è molto diversa da quella dell’anno scorso. Mister Zeman ci ha fatto lavorare tanto senza palla, molto sulla corsa, mentre quest’anno abbiamo lavorato subito con la palla”. Basterà a segnare il riscatto? “La società sta facendo di tutto per darci l’opportunità di fare meglio, ora non tocca a loro, ma a noi che dobbiamo far vedere che siamo una squadra che merita la Roma. Dobbiamo giocare in Europa, fare la Champions, alla fine il tempo per le parole è finito, dobbiamo far vedere tutto sul campo”.