Cavani per 64 milioni e Marquinhos per 35 al Psg, Jovetic per 30 al Manchester City. Sono questi gli ultimi proventi del tesoretto che le società italiane accumulano esportando calciatori stranieri, ma formati calcisticamente in serie A. Ossigeno che fa gonfiare il petto ai dirigenti per il capitale moltiplicato e che servirà a fare mercato facendo dimenticare ai tifosi il sacrificio della star. In attesa del matrimonio Moratti-Thohir sono le ultime prove della perdita di centralità del campionato italiano, che deve arrabattarsi lasciando a sceicchi e nababbi vari i top players. Sono lontani i tempi in cui Platini, Falcao, Maradona, Ronaldo sbarcavano in Italia e i club si svenavano vincendo prestigiose concorrenze.
Uno a uno, ora, i campioni strapagati vanno via con una lacrima di circostanza. A fare la parte del leone è il Psg dello sceicco Nasser Al-Khelaifi che, infastidito per l’interesse del Barca per Thiago Silva, ha minacciato di pagare la clausola rescissoria dei 250 mln per Leo Messi. E vista la caccia grossa di ‘paperonè Leonardo, che ha riempito di soldi in due anni le squadre italiane, il club blaugrana eviterà provocazioni. Impressionante la spesa del dimissionario dg brasiliano in Italia: Menez, Sirigu, Sissoko, Thiago Motta, Verratti, Lavezzi (26 mln), Pastore (42), Ibrahimovic (21), Thiago Silva (42) e ora Cavani e Marquinhos con l’ambizione di puntare con Blanc al bersaglio grosso della Champions. Ma la vocazione a rendere produttivi i sacrifici di campioni pronti ad emigrare è una costante che i club italiani praticano dall’inizio del millennio.
L’esborso record rimane quello che il Real distribuì alla Juve per lenire il dolore della partenza di Zidane nel 2001, 73,5 mln di euro. Altri sostanziosi malloppi sono quelli intascati dalla Lazio e dal Parma per indirizzare Veron e Marcio Amoroso nella stessa stagione al Manchester United e al Borussia Dortmund, 42 e 25 milioni. L’anno dopo finisce la storia d’amore di Ronaldo con l’Inter: va al Real per 42 mln mentre Maccarone tenta l’avventura inglese col Middlesbrough e l’Empoli trattiene con soddisfazione 13 mln. Nel 2003 il supermarket Italia esporta Crespo (dall’Inter al Chelsea per 26 mln), l’anno dopo l’esodo di Samuel aiuta una Roma in crisi, dal Real arrivano 20 mln.
Nel 2006 fanno scalpore i 46 mln che il Milan sfila al Chelsea per Shevchenko mentre Cannavaro fugge dalla Juve impelagata in calciopoli portando il dote al Real titolo mondiale e Pallone d’oro in cambio di 7 mln. L’anno dopo un altro campione del mondo è re del mercato: Luca Toni lascia la Fiorentina per il Bayern per 11 mln. Ma è dal 2009 che la miniera d’oro Italia passa all’incasso: oltre a Cristiano Ronaldo il Real acquista dal Milan Kakà per 65 mln, Ibrahimovic passa dall’Inter ai rivali del Barca per 69,5 mln, Aquilani lascia la Roma per il Liverpool per 20 mln. Ma tutte e tre le operazioni saranno un flop per chi compra.
Nel 2010 l’Inter incamera 29,5 dal City per Balotelli, l’anno dopo i nerazzurri ‘sacrificanò Etòo che va ai milionari dell’Anzhi per 27 mln mentre l’Udinese incassa 26 per Alexis Sanchez che vola in casa Messi. Gli ultimi fuochi riguardano l’anno scorso Borini dalla Roma al Liverpool per 14 mln e nella sessione invernale Pato dal Milan al Corinthians per 15. Poi tanto Psg che, anche senza Ancelotti e il dimissionario Leonardo, continuerà a privilegiare a lungo il prestigioso Made in Italy.
Fonte: Ansa