(L.Valdiserri) – Ci mancava solo l’interpretazione dell’articolo 22, comma 1, del codice di giustizia sportivo. Il derby è cominciato, con due mesi di anticipo, ed è già polemica. Il risultato, questa volta, non c’entra. O, almeno, non ancora. Organizzare la stracittadina, però, è ormai diventato un incubo e il computer con tutti i dati della Lega calcio, che ieri ha «sputato» il calendario per il campionato 2013-2014, non ha dato una mano. Ma andiamo con ordine.
La Lazio debutterà il 25 agosto in casa contro l’Udinese e la Roma andrà in trasferta a Livorno. Il «botto» arriva alla quarta giornata: subito derby. Prestissimo. Andata il 22 settembre e ritorno il 9 febbraio. Meglio così: ci saranno tante gare davanti e, forse, un filo di pressione in meno. Come dice Petkovic «giocare un derby così presto è positivo. Porterà tanta gente allo stadio e si potranno rivivere belle emozioni». E invece il caso scoppia subito. È pendente, infatti, la «squalifica » della curva Sud per i bu razzisti contro Mario Balotelli in Milan- Roma del 12 maggio 2013. Otto giorni dopo, cioè dopo Roma- Napoli ultima gara di campionato, è arrivata la sentenza del giudice sportivo Tosel, con la decisione «di sanzionare la Roma con l’ammenda di euro 50.000 e con l’obbligo di disputare una gara con il settore dello stadio denominato “curva sud” privo di spettatori». Secondo l’articolo 22, comma, 1 del codice di giustizia sportiva, «le sanzioni inerenti alla squalifica del campo sono eseguite con decorrenza dalla seconda giornata di gara successiva alla data di pubblicazione del comunicato ufficiale ». La seconda giornata tout court o la seconda giornata da giocare in casa? Fa tutta la differenza del mondo: nel primo caso è Roma-Verona e nel secondo Roma-Lazio. L’articolo di un quotidiano, pubblicato ieri, fa propendere per la seconda ipotesi e, in diretta tv, Sky dà la notizia che fa infuriare i tifosi romanisti ed esultare i laziali. Quando arriva la rettifica, su input della Lega Calcio, la polemica è già partita. La gara «senza curva» sarà Roma- Verona. È logico: sono passati mesi, non c’erano più né la motivazione dei tempi dei ricorsi né quella di eventuali biglietti venduti. Ma il pasticcio ha già alzato la tensione.