(L. Valdiserri) – La presentazione migliore di Kevin Strootman l’ha fatta, a distanza, il vicepresidente del Milan, Adriano Galliani: «Lo abbiamo seguito a lungo – ha detto a Sky Sport –ma ora non abbiamo 20 milioni di euro da investire. La Roma ha fatto un grande colpo, è un giocatore di altissimo livello». Tutto vero. Strootman, centrocampista, 23 anni, arriva dal Psv Eindhoven ed è uno dei giovani di maggior impatto del calcio europeo. Lo cercavano molte squadre, soprattutto di Premier League, e non è costato poco: 16,5 milioni più bonus che, al massimo, potranno toccare quota 3,5.
Avrà la maglia numero 6, quella di Aldair, che era stata ritirata dalla Roma ma che è stata «resuscitata» anche con l’approvazione dell’ex difensore brasiliano, poco attento a certi particolari. Kevin se l’è cavata con classe: «So che Aldair è stato un grande giocatore della Roma. Sarà difficile fare tutto quello che ha fatto lui, ma prometto che mi impegnerò al 1cento per cento per riuscirci». Alle parole Strootman ha fatto seguire i fatti. Domani e dopodomani, mentre i compagni avranno due giorni liberi post-ritiro, sarà a Trigoria ad allenarsi con Maicon e De Sanctis. La sua scelta la spiega così: «Ho voluto la Roma perché è un grande club. Ho parlato con il tecnico, di come vuole giocare, e questo per me è stato importante. È stata una scelta facile. Il mio ruolo preferito? Dipende dalle esigenze, sto bene in tutti i ruoli del centrocampo».
La sua posizione ideale è intermedio sinistro nel 4-3-3 ma può fare il centrale nel 4-2-3-1. Come tutti gli olandesi è tatticamente evoluto e mette il gioco di squadra al di sopra del colpo personale. Sulla Roma, è preparato: «Il nostro obiettivo è vincere. So che le cose non sono andate bene ultimamente, ma questa è una sfida in più. Mi rendo conto che per me è stata pagata una cifra elevata, però non deve incidere sulle mie prestazioni. Ora devo imparare l’italiano al più presto per ambientarmi». Il contrario di quanto è successo al suo connazionale Stekelenburg, che comunque gli ha parlato bene della Roma e soprattutto del suo pubblico: «Stekelenburg mi ha detto del tifo appassionato, che può anche portare pressioni. Ma dove c’è meno pressione ci sono meno stimoli e io sono ambizioso. Della passione dei romanisti me ne sono accorto al mio arrivo all’aeroporto: in Olanda non siamo abituati a queste accoglienze. Ai tifosi prometto di dare tutto, ma preferisco far parlare il campo. Non giocare le coppe europee? Lo sapevo prima di venire qui. Pu essere anche un vantaggio, la serie A offre tante partite di livello elevato ed è più difficile della Eredivisie». L’impressione è che la Roma abbia trovato un leader.