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CORRIERE DELLO SPORT Bronzetti: “Quando lascerà il Real, Ancelotti guiderà la Roma”

Carlo Ancelotti

(G. D’Ubaldo) – Ernesto Bronzetti è una vecchia volpe del mercato. Uno dei veterani tra i dirigenti sportivi, il primo italiano ad avventurarsi nel calcio spagnolo, fino a diventarne il massimo esperto tra gli operatori di mercato. L’ultimo trasferimento che porta la sua firma è quello di Carlo Ancelotti, che oggi comincia la sua avventura al Real Madrid.

Bronzetti, perché il mercato italiano non decolla? 

«Dovremo ricordare cos’era il calcio italiano negli anni passati. Era la mèta dei più grandi calciatori del mondo. Maradona, per esempio, ma andando più indietro anche Pelè. Se si fosse spostato dal Brasile sarebbe venuto solo in Italia. Ci provò Allodi. Girava una barzelletta secondo la quale Agnelli disse ad Allodi di andare a comprare Pelè e Italo tornò con Nenè… Il campionato italiano era la mecca del calcio. Ora abbiamo i più grandi allenatori, esportiamo i più bravi al mondo, ma esportiamo però anche i grandi giocatori. L’Italia ormai è scesa a quinta forza in Europa. Davanti ci sono Spagna, Inghilterra, Francia e Germania. Noi siamo rimasti a vent’anni fa. Siamo rimasti con la legge sugli stadi nel cassetto, gli impianti obsoleti, le tribune vuote. I grandi investitori in Italia non mettono piede, gli unici sono gli americani che sono arrivati a Roma. Ma non so che investitori sono, se la Roma sta cedendo Marquinhos e cerca acquirenti anche per De Rossi. Se vendono che investitori sono? Da noi gli stranieri non vengono, non offriamo niente, in Italia dovrebbero venire a comprare solo il titolo sportivo. Avevo un contatto con uno sceicco che voleva comprare il Bologna, sei anni fa. E’ scappato, in Italia gli offriamo solo tasse. Il problema dell’Italia è la burocrazia. La Roma da anni è in mano alla banca, una delle più forti in Europa. Cerca investitori, ma ha trovato un presidente che sta dall’altra parte del mondo. Non si può sempre delegare. Per me erano meglio i Sensi, che i grandi giocatori non li hanno mai ceduti, tranne Cassano e Aquilani. Questo non vuol dire che Pallotta non fa le cose per bene. Avevo fiducia immensa nello staff dirigenziale che aveva scelto con Sabatini e Baldini. Non so cosa sia successo, certe scelte non hanno funzionato, come quella di Luis Enrique: non poteva fare calcio in Italia. In Spagna sono venuti tanti allenatori stranieri, noi li andiamo a prendere lì, mi sembra un paradosso. Qualsiasi allenatore italiano vada all’estero vince: Lippi, Ancelotti, Capello, Spalletti, Mancini. E ora c’è una nuova generazione di grandi allenatori. Montella, Mazzarri, Allegri e Conte. Ho un debole per Montella, lo metto prima di Mazzarri».

Allegri è stato davvero vicinissimo alla Roma? 

«E’ bravo, sarebbe stato l’ideale. Noi andiamo a prendere Luis Enrique e Garcia. Per carità, saranno bravissimi, ma in Italia ci sono i migliori. Allegri è stato a un passo dalla Roma. E anche dal Napoli. Ma al Milan c’è un grande dirigente che riesce a risolvere i problemi. Se Allegri è rimasto, è merito di Galliani».

Ancelotti al Real, ci lavorava da tempo. 

«E’ stata la terza volta che ho provato a portare Ancelotti a Madrid, finalmente ci sono riuscito. Non andò bene nel 2006, quando lo bloccò Galliani e nel 2009, quando Florentino Perez non era ancora presidente. Carlo ebbe una super offerta del Chelsea e scappò. Stavolta ce l’abbiamo fatta. Perez ci teneva molto, siamo amici da tredici anni e mi fa piacere averlo accontentato. Il Real è la penultima squadra che allenerà. L’ultima sarà la Roma. Il suo sogno è chiudere a Roma, ha ancora molto tempo davanti. Per lui il massimo è la Roma, mi auguro che ci vada il più tardi possibile perché vorrebbe dire che al Real farà grandi cose. Ma un regalo ai tifosi giallorossi lo farà. Nei mesi scorsi è stato interpellato dai dirigenti giallorossi, ma Carlo aveva come obiettivo il Real. Sabato mi ha mandato un sms che conservo con emozione: “Oggi grazie a te ho realizzato il mio grande sogno”. E’ un grande amico, un mix di grande uomo e di grande allenatore».

La Roma è partita tra tanti problemi. 

«Da mezzo romano e simpatizzante della Roma mi dispiace. Su Luis Enrique non mi ero sbagliato. Il binomio Baldini-Sabatini non ha funzionato. C’erano due teste che ragionavano e non tutti nel calcio la pensano allo stesso modo. Sabatini forse è il più bravo al mondo a scegliere i giocatori, la Roma gli dovrebbe dare la pensione. Cedere Marquinhos a 35 milioni – e mi risulta che sia vicinissimo – è un capolavoro. Ma deve essere bravo a scegliere l’allenatore e a dialogare con l’ambiente».

La scelta per la panchina è caduta su Garcia. 

«Ancelotti mi dice che il Lilla giocava bene e che è un buon allenatore. Bisogna vedere quale sarà l’impatto con l’ambiente. A Roma bisogna stare attenti ad aprire bocca. Ma il tifoso romano è il migliore in assoluto. Lo spettacolo dell’Olimpico non l’ho visto in nessun’altra parte del mondo».

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