(M. Evangelisti) – Dall’altra parte del fiume, nella città che si sdoppia senza cambiare né nome né identità ma solo il colore delle targhe automobilistiche. Lo stadio dello Sporting, squadra del Missouri, sta nel Kansas accanto all’ovale per le gare automobilistiche […]. Daniele De Rossi guarda i seggiolini della tribuna cambiare colore in quattro e quattr’otto, dall’azzurro del team con la scritta Sporting al bianco e rosso e l’annuncio di un’iniziativa umanitaria. Sospira in mezzo alla barba biondiccia: «Questi possono anche avere un campionato non al top, ma quanto a civiltà e organizzazione stanno dieci anni avanti a noi e a tutta Europa».
IL MIO POSTO – […] « New York è il mio posto. Ci sono stato una ventina di volte. Però ero anche passato di qui. Solo che non conoscevo la città». La città comunque conosceva lui perché ama il calcio e in questo sta precedendo il resto degli States che imparano adesso ad apprezzarlo, sempre più a fondo, sempre più in ampiezza. «Ci sto benissimo – dice ancora De Rossi – Ero in America una settimana fa. Mi sembra quasi di invidiare Marco Di Vaio, con il quale ho parlato anche oggi e che ha scelto di venire a giocare qui. E’ importante anche per il futuro dei figli». Si comincia da qua. Si ricomincia, per usare le parole del mediano. «Chiamiamola pure rivincita. Io preferisco parlare di rinascita. Le ultime stagioni non sono andate bene, questo è chiaro. Sì, è rinascere che ci serve […]. Alla Roma non manca tanto. Qualcosa sì. Altrimenti i risultati degli ultimi anni non sarebbero stati deludenti. Manca soprattutto un po’ di entusiasmo. Vincere un certo numero di partite di fila e ricominciare a credere in noi stessi».
TUTTOFARE – Gli acquisti ci sono stati e se la squadra non verrà smembrata – non c’è motivo di crederlo – nelle prossime settimane il pessimismo di maniera potrebbe decadere velocemente. De Rossi ci crede: Strootman è il segnale che gli investimenti sono quelli che una squadra di livello deve effettuare. Lui è un giocatore di classe internazionale, ottimo sia in fase difensiva sia quando avanza ». E lì in mezzo De Rossi, indicato da Garcia come regista ideale per qualsiasi squadra, che farebbe? «Oh, io faccio tutto. L’ho sempre fatto. Mai stato indisponibile a una soluzione tattica. Ho giocato regista, intermedio, anche difensore. Mi sembra che questo sia stato sottovalutato». Sottovalutato da Zeman. E pure da una parte dei tifosi, che hanno contestato Daniele nella parte finale della scorsa stagione. E magari da altri. Nell’anima di De Rossi, che non è invulnerabile, quei giorni hanno lasciato cicatrici […]« Io non sono mai stato fermo. La Confederations Cup mi ha tenuto vivo. Comunque questa è un’amichevole. Si ricomincia a Livorno, tra un mese ». Lui e il campionato, lui e la Coppa Italia, quella rabbia che non vuole passare.