(M. Evangelisti) – Una volta smontato l’Aris, giocando neanche male, i giallorossi sono saliti sul pullman che li avrebbe portati all’aeroporto. E l’allenatore Rudi Garcia ha tenuto il discorsetto che non aveva avuto il tempo di pronunciare alla fine della partita vinta venerdì sera per 2-1: ragazzi, sono fiero di voi, la vostra tenuta nervosa in una trasferta vi fa onore, e adesso sbrighiamoci a tornare a casa perché domani ci aspetta l’allenamento […]. E’ stato all’incirca il primo momento dall’arrivo di Garcia in cui i giocatori hanno alzato gli occhi al cielo e qualcuno ha silenziosamente imprecato. Anche se lo sanno che l’uomo è fatto così, oggi ci si allena, domani pure, magari due volte […]. Il professor Garcia ha contato le ore che mancano all’inizio del campionato e ha scoperto che riuscirà appena a finire il programma. Contro l’Aris ha visto quel che voleva vedere, almeno in una certa misura, e anche noi. Una Roma con un’identità, l’anatomia di un gioco riconoscibile, nulla a che vedere con il possesso palla di moda fino allo scorso anno […].
Garcia vuole che si mantenga il pallone, naturalmente, ma pure che lo si usi senza plateali attese. A trovarsi particolarmente bene in questo disegno mobile è MIralem Pjanic, che infatti venerdì sera ha reclamato la leadership del centrocampo eleggendo Kevin Strootman gran ciambellano. Pjanic si è sentito libero di avanzare e girarsi senza remore grazie alla presenza dell’olandese, pronto a rilevarne di volta in volta i compiti. Però lì in mediana l’esempio migliore della pura assenza di ruoli fissi è statoMarquinho, sorpreso molte volte a destra lui che a sinistra vive
Quella vista in Grecia è effettivamente ancora la Roma della vecchia guardia […]. Eppure è già, e pienamente, la Roma di Garcia. Il merito principale dell’allenatore, di qualsiasi allenatore, è riuscire a spiegarsi e a farsi ascoltare dai suoi. Garcia a tal proposito ci sa fare senza apparire moscio o condiscendente […]. Sul luogo di lavoro offre e pretende concentrazione assoluta. Quando stacca, sa essere gradevole […]. Non c’è nell’attuale rosa della Roma un giocatore, neppure tra quelli in partenza, che abbia pronunciato una parola cattiva sul nuovo tecnico. Fino a venerdì sera, quando sul pullman la squadra ha scoperto il lato oscuro della testa di Garcia.
Allena alla Mourinho ma senza prosopopea – Quando la squadra si allena, Rudi Garcia lascia che a lavorare in prima persona siano i suoi assistenti Frédéric Bompard e Claude Fichaux […]. Guarda la seduta da fuori ma interviene di continuo. Non crede molto nella preparazione basata sul fondo e infatti i suoi ritiri sono tradizionalmente brevi. In questo senso è un allenatore di concezioni moderne, aiutato dalla sua preparazione specifica (è laureato in educazione fisica). Invece, tanto pallone e soprattutto tanti cambi di velocità. E’ una scuola di allenamento che ha in José Mourinho l’esponente più celebre.
Per lui e per gli stranieri scuola forzata d’italiano – Appena ha sentito odore di Roma, Garcia si è messo a studiare l’italiano. Il perché lo ha spiegato prima di muoversi da Lilla: «E’ fondamentale che tutti parliamo la stessa lingua. Non si possono rischiare fraintendimenti». Ora capisce bene e risponde a tono, ma quando parla in via ufficiale preferisce ricorrere al francese proprio per evitare che il suo pensiero venga frainteso […]. Il tecnico sta costringendo i giocatori a imparare l’italiano, compresi i più restii come Torosidis e i nuovi come Strootman. Quando non ha a portata di mano un interprete che parli francese e italiano – gli va bene anche il braccio destro di Sabatini, Massara – usa lo spagnolo, che conosce perfettamente.
Il rispetto delle regole è alla base di tutto – Il tecnico francese ha dettato nuovi ritmi e imposto nuove regole allo spogliatoio romanista. E’ ormai famoso il divieto di consumare bevande gassate di qualsiasi tipo, compresa l’acqua minerale. Ma, per esempio, esiste anche l’obbligo di tornare in campo dopo il termine dell’allenamento e lo spuntino seguente, per una breve riunione tecnica. Garcia ha capito al volo che uno dei problemi della Roma consiste nella storica indisciplina dei giocatori […]: chiede invece precisione e puntualità assoluta anche allo scopo di dimostrare che il rispetto delle regole è fondamentale per il successo in qualsiasi attività, a cominciare dal calcio […].
Un “confessionale” per parlare con i giocatori – Garcia non ha ancora scelto i membri del consiglio dei saggi che è solito formare, per consultarsi con i quattro-cinque giocatori di maggior carisma […]. Nel frattempo va avanti con la sua abitudine – che non verrà meno neppure quando il famoso consiglio sarà formato – di parlare regolarmente e singolarmente con ciascun giocatore […]. In questo è aiutato da Aurelio Andreazzoli, il tecnico che ha sostituito Zeman lo scorso anno. Senza rinunciare al suo apporto strettamente professionale, il francese ne apprezza le doti di tramite con lo spogliatoio.