(M. Evangelisti) – Avrebbero dovuto essere gemelli d’ufficio, coordinati e complementari. Ma questo è ridicolo. Forse non si sono ancora resi conto di essere diventati avversari. O forse uno dei due se n’è reso conto benissimo e l’altro ha bisogno ancora di qualche esempio sotto forma di cattive sorprese, ceffoni professionali. (…)
Walter Sabatini sa tutto. Franco Baldini sa molto. Soprattutto sa dove andare a parare. Nessuna ironia sulla ricerca cosmica di un portiere che la Roma sta portando avanti e indietro. Baldini sa dove andare a parare nel senso che ha colto da tempo il talento notevole di Sabatini nell’individuare giocatori validi in posti dimenticati da Dio e dai procuratori. Ma ovviamente non si tratta solo di spiare, ascoltare e intervenire. In capo a due anni di gemellaggio, Baldini ha potuto anche studiare i metodi di lavoro dell’ex pari grado romanista. Ha scoperto che il Direttore, come lo chiamano a Trigoria, comincia molte partite e vince solo quelle che gli interessano, portandole il più alle lunghe possibile. Che Sabatini lascia fessure dove uomini abili possono inserirsi per sorprenderlo. Che la Roma tira sul prezzo fin quasi a strappare la pazienza altrui. Che insomma con poche lire si può inclinare la bilancia di qualsiasi affare.
Di questa vicenda non esploreremo le complicazioni etiche. Si può pensare che Baldini sia sleale ad approfittare di un vantaggio che gli viene dalla frequentazione di Trigoria. O che le scelte operate nella scia di Sabatini siano fatte più per mostrare alla Roma che cosa si sia persa quando ha accettato le sue dimissioni senza muovere palpebra che a maggior gloria della sua nuova squadra, naturalmente il Tottenham.
Sono questioni piuttosto evanescenti in un universo relativistico e su un pianeta privo di punti cardinali come quello del calcio. A incuriosire sono gli effetti pratici di questo bizzarro fenomeno. Bisognerà pur capire un giorno se Baldini fosse il ciottolo scricchiolante tra gli ingranaggi della Roma, il punto debole della struttura. Allora non si spiega perché lui, con la sua cultura al di sopra della media, il suo inglese scorrevole e la sua eleganza, riesca d’improvviso ad arrivare dove la Roma non può. Oppure se sia stato semplicemente un errore liberarsene.