(M. Evangelisti) Poi le cose finiscono anche bene e quando si vince, pure contro una squadra più orgoglio che talento, più povertà che muscoli, tutto appare sotto una luce diversa. Però le spalle incurvate di Rudi Garcia a metà del primo tempo che piegandosi quasi gli impedivano di mimare i movimenti da effettuare in campo sono il tipico segno della rabbia repressa. Qualcuno gli dava ascolto e qualcun altro no. Non c’è niente che riesca a farlo incavolare come l’indisciplina tattica. (…) La Roma ha battuto dieci calci d’angolo, i greci uno, la Roma ha tirato sette volte in porta e l’Aris due. Qualcosa significa. «Significa – dice l’allenatore – che questo gruppo è valido e forte dentro. Guardate che l’Aris non è affatto una squadra da disprezzare. Ci sono giocatori di qualità e io aspettavo con interesse questo test perché lo consideravo importante. E infatti costruiamo occasioni, giochiamo buoni palloni e ci troviamo sotto. Abbiamo reagito bene ed è l’aspetto migliore di questa partita. Forza mentale, questo volevo vedere e questo ho visto» . (…)
Effettivamente no, neppure se alla guida arriva un tipo determinato come Rudy Garcia. «E’ un allenatore bravo – continua Torosidis – e mi sembra anche una persona perbene, uno che rispetta i giocatori. Io mi sono trovato subito in sintonia, anche se lo scorso anno il clima era comunque buono. L’importante è non chiedere a Garcia di trasformare la Roma con un paio di gesti magici. Tocca a noi giocatori aiutarlo e portare la squadra dove merita di arrivare». Lo scorso anno la Roma è rimasta molto lontana dalla sufficienza e Torosidis ne è cosciente. «Abbiamo chiuso perdendo un torneo molto prestigioso, proprio contro i nostri rivali più accesi. Ma non è da grande squadra continuare a rimpiangere un risultato fallito. Siamo coscienti di aver sbagliato e del perché e del come. Stiamo attenti a non ripetere gli stessi errori. Questo è un anno importante per tutti» . La voglia di rivincita c’è e si tocca con mano. Non è un punto di partenza da disprezzare.