(A. Maglie) – L’arrivo di Strootman chiarisce in qualche maniera la linea strategica della Roma. Perché, nonostante le contraddizioni e alcuni passi falsi di tipo comunicazionale, un’idea c’è anche se poi, come sempre nel calcio, bisognerà verificarla sul campo. Ma sarebbe sbagliato valutarla nei suoi aspetti positivi o negativi a posteriori, cioè sulla base dei risultati finali. Sarebbe sbagliato e anche poco onesto intellettualmente. In questi anni la Roma ha commesso un errore che ha finito per condizionare i giudizi. Se a un certo punto si è posta l’urgenza di un cambio della guardia proprietario, qualche ragione doveva pur esserci. Ragioni che riguardano gli equilibri finanziari, il rapporto tra costi (troppo alti) e ricavi (troppo bassi). Forse preso dall’entusiasmo, Pallotta ha cominciato a evocare «modelli» (il Manchester United) al momento (cioè con gli attuali ricavi) non replicabili;ha dato l’impressione che fosse arrivato lo Zio d’America, ricchissimo e pronto, come nel film di Totò, ad acquistare la Fontana di Trevi.
Le cose non stavano così e non stanno così. L’equilibrio è ancora precario e da trovare. Soprattutto in assenza di una fonte aggiuntiva di ricavi come potrà essere il nuovo stadio. In attesa di un impianto di proprietà capace di far lievitare gli incassi, l’equilibrio va raggiunto in altro modo, un modo, peraltro, che coinvolge tutti i club italiani, dalla Fiorentina (che per Gomez sacrifica Jovetic) al Milan (che subordina l’acquisto di Ljajic alla vendita di Robinho). In assenza di ricavi che non crescono per grazia ricevuta o attraverso qualche «gratta e vinci» fortunato, l’unico strumento utilizzabile è il mercato (come, peraltro, ha confermato anche l’ultimo Report sul calcio messo a punto dalla Figc): trovare talenti, valorizzarli, quando capita venderli sontuosamente (35 milioni per Marquinhos, al di là delle grandi qualità del ragazzo, sono una cifra decisamente congrua, quasi favolosa) per turare qualche vecchia falla e finanziare qualche nuovo investimento. (…)
L’amarezza dei tifosi per la finale di Coppa Italia perduta è comprensibile ma la Roma per non regalare nuove delusioni deve trovare soprattutto una stabilità tecnica, finanziaria, gestionale, organizzativa. Non sono obiettivi che si raggiungono con un colpo di bacchetta magica anche se bisogna dire che in questi due anni molte occasioni la società ha perduto e molti errori ha commesso. Ciò non toglie che non tutto quello che è stato fatto sia da criticare o, peggio, ancora, da buttare (oggi la Roma ha alcuni giovani talenti, a cominciare da Lamela, decisamente interessanti e ne ha aggiunti altri con l’arrivo di Strootman e Jedvaj e Benatia, che non è giovanissimo, lo corteggiavano tutti).(…)