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CORRIERE DELLO SPORT Quel dialogo intercettato che scatena l’inferno

Sabatini

(A. Maglie) – Ai cancelli i contestatori, in casa la «spia». Il raduno della Roma si trasforma in un romanzo di Hohn Le Carrè che nella sua vita è stato realmente ai servizi di sua Maestà Britannica. Qui, in effetti, non ci sono segreti di Stato da scoprire, non ci sono trame da svelare, giochi pericolosi tra Superpotenze.
L’oggetto è sempre il calcio, anzi il mercato che è poi il tema dell’estate, quello che appassiona i tifosi, che li esalta o li deprime. (…)
La spy-story svela i «piani» giallorossi, per la verità nemmeno tanto occulti o, comunque, intuitivamente conoscibili e conosciuti.

Ciò non toglie che è un pò come se avessero piazzato una «cimice» nei laboratori della Coca Cola e avessero svelato i segreti della famosa e superprotetta formula. La formula romanista è semplicissima: per investire bisogna abbassare i costi e l’obiettivo si può raggiungere in due modi, tagliando gli stipendi (…) o cedendo un giocatore per fare cassa e investire quel che si ricava nell’acquisto di nuovi talenti (…).

Le voci sono facilmente identificabili: l’uomo dei conti, Claudio Fenucci, e il direttore sportivo, Walter Sabatini.
Poi ci sono i «fantasmi»: i giocatori intorno ai quali ruotano le strategie e, cioè, De Rossi, Marquinhos e Osvaldo.
Al calcio mancava questo risvolto, al calcio mancava la spy-story. Resta da capire chi è lo 007, chi è l’ignoto che ha consentito il transito di una conversazione privata in un sito pubblico. (…)

La Roma si difende come può, inviando diffide che è un po’ come chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti. Perché per ore ieri pomeriggio chi avesse avuto la sorte di aprire il sito in questione avrebbe potuto ascoltare quella conversazione. L’indignazione dei dirigenti del club non è certo infondata: la privacy è un bene essenziale, tutelato dalla legge e prima ancora della legge dal buon senso, perché ciò che è privato ha diritto a restar tale, il buco della serratura non può essere il canale attraverso il quale scoprire la realtà. (…)

James Pallotta vive a Boston, ha spiegato recentemente come si gestisce lo sport in America ma, probabilmente, non ha ancora afferrato come vanno le cose da questa parte dell’Atlantico dove tutto è più caricato, più emotivo, più legato alle sensazioni e al sensazionalismo. La serata è stata chiusa dalla diffida del club giallorosso. Semplici e chiare le parole: «As Roma apprende che risultano essere state illegalmente intercettate delle conversazioni private tra i suoi dirigenti. L’episodio è stato prontamente segnalato alle autorità competenti. As Roma ricorda che qualsiasi uso di intercettazioni illegali costituisce reato. La società pertanto diffida chiunque dall’uso di dette intercettazioni e informa sin da ora che darà corso a tutte le possibili azioni contro i contravventori».

Brutta storia, insomma. Anche perché resta da capire come tutto questo sia potuto accadere. La società ha affidato la questione alla polizia postale che ora dovrà svelare l’arcano. Intercettazione telefonica? Non sembra. Più che altro una conversazione privata che è stata fatta filtrare all’esterno. E in diretta. Ma come? E qui dopo aver richiamato Le Carré non ci resta che affidarci alla memoria di Agatha Christie, quella che spiegava che un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi sono una prova. Al momento, ai tre indizi necessari per costruire una prova non si arriva. Forse, un telefonino lasciato colpevolmente aperto. Perché la conversazione «illegalemente intercettata» è avvenuto in un luogo chiuso, una stanza di Trigoria. Quella di Sabatini? Chissà.

In una giornata così convulsa, così animata, un episodio che aggiunge tensioni ulteriori, che non aiuta certo una società che è alla ricerca di una dimensione, di una soluzione. Che è alla ricerca di un futuro che possa riscattare il recente passato deludente. E lo cerca, evidentemente sul mercato (…). La Roma ha i problemi di tutti i club: pareggiare entrate e uscite. Un obiettivo che può essere raggiunto in poche maniere. Abbassare i salari, (…)oppure cedendo qualcuno, semmai qualcuno come Osvaldo che con l’ambiente e la società ha da tempo «rotto». Certo, è inevitabile che siano i più giovani come Marquinhos ad attirare l’attenzione dei grandi club. O i più internazionalmente collaudati come De Rossi che attraverso la Confederations ha ritrovato una grande ribalta mondiale. Insomma, discorsi inevitabili tra dirigenti in una fase di mercato. Ma che diventano «scottanti» nel momento in cui si trasformano in una spy-story.

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