(M.Evangelisti) – Loro e l’America faccia a faccia. Rudi Garcia, Francesco Totti, Michael Bradley, conosciuti qui quasi quanto in Italia […]. Ma è ovvio che Totti è Totti dovunque, anche in un posto dove il calcio non è di casa (con tutta la diversità sportiva rispetto al resto degli Stati Uniti che Kansas City si porta dietro, forse per via della sua radice francese) […]
LA TELEFONATA – D’accordo, siamo in America ed è corretto essere gentili con gli ospiti, come fa anche Garcia annotando che «a parte il calcio maschile è soprattutto quello femminile che impressiona per i risultati che sta ottenendo e il seguito che ha». Ma per quanto sia grande e continui a crescere, l’America non sarà mai abbastanza per Totti. Perfino Marco Di Vaio gli ha telefonato per convincerlo che nella Major League si sta benissimo. «E io ne sono contento. Marco è mio grande amico, oltre a essere un campione. Lui si è trovato bene in Canada, ha scelto di vivere lì e anche la sua famiglia è contenta. Io penso alla Roma e basta». Anche qui, il veleno o almeno il solletico sta nella coda: «Ho un contratto da rispettare».
Continua a ricordarlo a se stesso e agli altri. Che ancora non gli è stato detto sì, resta altri due anni con noi, gioca fino a quando ti pare, firma qui sulla linea tratteggiata, grazie. Glielo diranno a Boston, probabilmente, perché il presidente James Pallotta, descritto da Bradley come «uno che sta lavorando con una passione strepitosa e una voglia di vincere divorante», vuole farsi il nome di quello che ha convinto Totti a giocare ancora. Per quanto facile sia.