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GAZZETTA DELLO SPORT Under a Di Biagio: “Il mio gioco? Mix tra Zeman e Lippi”

Gigi Di Biagio

(F. Bianchi) – Dal Canada con orgoglio. E consapevolezza. Adesso è proprio ufficiale: l’Under 21 riparte da Gigi Di Biagio. Lui è partito per le vacanze in con la famiglia sapendo già della promozione. Una scelta logica, per un giovane tecnico cresciuto in federazione e che da 2 anni guida l’Under 20. Dice: «Sono onorato e orgoglioso. E felice per la scelta di Abete, Albertini e Sacchi. Continuo il mio percorso di crescita all’interno della famiglia azzurra. Ho accantonato alcune proposte di club perché ho scelto di fare questa strada, molto importante per me. Dopo le vacanze in Canada mi tuffo nell’avventura».

Si parlava già di lei quando Ferrara se ne andò…
«L’anno scorso c’è stata un po’ di confusione. Sono un fatalista, diciamo che arrivo al momento giusto»..

Sarà un biennio tosto: all’Europeo c’è da conquistare anche l’Olimpiade in Brasile nel 2016. Sente la pressione? «
E’ vero, sarà un biennio-triennio tra i più importanti degli ultimi anni. Ma in tutta sincerità, la pressione è l’ultimo dei miei problemi. Le responsabilità non mi hanno mai fatto paura. Proverò a centrare gli obiettivi, cercando anche di proporre un bel calcio».

Per fare meglio di Mangia bisogna vincere. Eredità abbastanza pesante, eh?
«Ferrara prima e Mangia poi hanno fatto un gran lavoro, come del resto tutti quelli che stavano dietro. Peccato non aver vinto, secondo me quell’Under era la più forte degli ultimi 20 anni. Ma la Spagna, ora, è quasi imbattibile. Sono il punto di riferimento, con Germania e Olanda. Il risultato conta, ma l’importante sarà ricostruire un’Under forte e bella come la precedente».

Ha già le idee chiare su filosofia, sistema e giocatori?
«Molto chiare. Ho giocato per un anno e mezzo col 4-3-3, poi sono passato al 4-2-3-1 che mi convince di più. Mi dà più garanzie sotto il profilo dell’organizzazione. Ora, più del90% della vecchia Under non ci sarà più. Bisogna valutare se resteranno i “vecchi”, tipo Bardi. La prossima Under ha tanto potenziale ma è presto per parlare di singoli o prospettive. Dipenderà molto anche dal minutaggio dei giovani nei vari campionati. Due anni fa, l’Under diventata la più forte degli ultimi anni era una squadra normale. Per ripetersi, è importante il collegamento che c’è tra tutte le giovanili, dalla 15 alla 21. In particolar modo, è fondamentale un contatto diretto, un confronto continuo tra la 20 e la 21, per avere un gruppo di 3040 giocatori e far crescere il club Italia».

La missione dell’Under è sempre quella di preparare i talenti per la Nazionale?
«Anche, ma senza dimenticare che vincere è molto importante ».

Qual è il suo tecnico di riferimento?
«Ho avuto la fortuna di avere tanti maestri quando giocavo. Il mio modello è un mix tra ii tecnici con cui ho lavorato di più: Zeman per la fase offensiva, Mazzone per la difensiva e Lippi per un po’ tutto».

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