(A.Pugliese) – C’è chi lo chiamasergente, non fosse altro per l’attenzione meticolosa che mette in ogni sua cosa e per il sistema di regole che sta cercando di imporre intorno al suo gruppo. Ma c’è anche chi lo chiama sergente di ferro per il coraggio che ha avuto ad affrontare tutte le questioni, a cominciare dalla contestazione dei tifosi, con cui è andato a parlare de visu, faccia a faccia, per chiarire qualsiasi tipo di equivoco. In un mercato in cui ha portato finora pochi volti nuovi (Jedvaj, Benatia e Skorupski), la vera novità è proprio Rudi Garcia, l’uomo della mille battaglie. “I giocatori, sono loro da difendere. Sempre” è quello che ha detto anche qui a Riscone e quello che ha ben saldo nella sua mente.
LAVORO E BEL GIOCO — Ecco, il sergente Garcia parte proprio da qui. Dal sacro e non dal profano, dai giocatori e non dalle polemiche, dal fortino e dalla sacralità dello spogliatoio,non dai soliti spifferi di certe situazioni. Una sorta di piccolo Mourinho, per il quale i giocatori vengono prima di tutto. A prescindere da tutto. “Lo conosco da pochi giorni, è ovvio che bisogna aspettare per giudicare definitivamente una persona – ha detto Benatia -. Ma il mister mi sembra molto vicino ai giocatori, il rapporto è sempre aperto per chi ha voglia di parlare con lui. Crede sempre al lavoro, ci tiene, è uno a cui piace fare le cose fatte bene”. Già, le cose fatte per bene, proprio quello che cerca Garcia. Ed è per questo che anche oggi ha fatto lavorare i suoi a lungo sulle esercitazioni tecniche: pallone, pallone e solo pallone. E una filosofia ben chiara, il sale del bel gioco. “Giocate palla a terra, ve lo dico in italiano così lo capite bene”. Il piccolo Mourinho giallorosso nasce anche così. E se saprà superare anche la contestazione che ha finito con travolgere anche lui, chissà che non sia davvero lui l’uomo d’oro di Trigoria.
Fonte: Gazzetta.it