(Il Messaggero) – Il trucco c’è, ma in realtà trucco non è. Tutto lecito, per carità. Tutto a norma di regolamento. Anche se Damiano Tommasi, il presidente dell’Aic, qualche giorno fa ha tuonato contro questa moda.«Purtroppo questa norma dell’extracomunitario è stata avvicinata a un discorso di maggior competitività. Ma in realtà è legata a calcoli aziendali, a mosse di mercato e ad attività delle società che non hanno nulla a che vedere con lo sport». C’è chi pur di giocare in Italia si affanna a trovare un passaporto da comunitario e chi invece si tiene stretto quello da extracomunitario. Nel calcio, l’uno vale (quasi) l’altro. Perché essere extra, con almeno tre anni di attività in Italia, ha i suoi vantaggi. Uno status che pone gli extra nel mirino dei grandi club, che possono acquistarli nel mercato interno per poi rivenderli all’estero, quasi sempre in categorie inferiori, per liberare un posto da extracomunitario nella rosa per un nome più importante.
Nell’estate di due anni fa, la Roma tesserò per poche ore l’attaccante ivoriano Jean Romaric Koffi, disoccupato dopo esser stato in prestito al Siracusa con cartellino di proprietà del Napoli. Venne ingaggiato da Trigoria e pochi giorni dopo fu venduto all’estero per consentire al ds Sabatini di liberare il posto da extracomunitario per tesserare l’argentino Fernando Gago. Koffi ora gioca al Boussu Dour Borinage, seconda divisione belga.
Oggi la Roma, per tesserare Maicon, potrebbe sfruttare la carta Tallo, altro ivoriano, cedendolo all’estero. Intanto, però, si è cautelata conAmara Konatè, una punta del ’90 cresciuto nel Parma, disoccupato dopo una stagione al Campobasso, dodici presenze e due reti nel campionato di C2. Tutto lascia ritenere che sarà lui a far spazio a Maicon. Se arrivasse Gervinho, non ci sarebbe alcun problema visto che l’attaccante dell’Arsenal ha passaporto portoghese, quindi comunitario.
I presidenti di Serie A sono al lavoro da mesi per chiedere alla Figc che venga allargato in fretta a tre dagli attuali due posti per i calciatori extracomunitari. Nella proposta avanzata dai presidenti resterebbe l’obbligo di far precedere ogni ingresso dall’uscita di un giocatore con passaporto extra-UE (nel rispetto della legge sui flussi migratori che prevede quote fisse stagionali per ogni sport). La sensazione è che anche nel caso cambiassero le regole, in negativo per i club, si troverebbe facilmente un escamotage per aggirare il problema, come è sempre accaduto finora. In maniera lecita.