(P.Mei) Ona Carbonell, ragazza del syncro, sorride a tutta bocca sui giornali e poster di Barcellona: gli uomini danno un’occhiata ma passano oltre. Passano, i barcellonesi, alla gara tra Luis Enrique, Tata Martino e Andre Villas Boas, gara che sarà conclusa, pare, domani, con l’annuncio ufficiale di chi occuperà “el banquillo” dopo la rinuncia forzata di Tito Vilanova.
Luis Enrique viene indicato in pole position nel giro della presidenza del Barcellona, ma non è così nella città catalana. Qui il ritorno di Lucho è visto con sufficiente scetticismo: basta prendere un taxi e ascoltare i commenti. Luis Enrique, allenatore del Celta al momento, non riscalda i cuori abituati a tipi come Crujyff i meno giovani, o Van Gaal o a Pep Guardiola vinci tutto. L’èco romana non ha favorito rimpianti.
Più il popolo blaugrana sembra propenso a puntare su Tata Martino, che ha dalla sua successi paraguayani d’ogni tipo e che ha nello staff, come suo secondo, Adrian Coria. Proprio Coria potrebbe essere la carta vincente: era lui l’allenatore dei Newell’s Old Boys, squadra di adolescenti da 11 a 13 anni e lì giocava Leo Messi all’ultima esperienza argentina. E Adrian Coria sosteneva dai tempi che Messi sarebbe diventato il più forte del mondo, altro che quel ragazzo Leandro Depetris che veniva inseguito perfino dal Milan.