(F.Bovaio) Ieri se ne è andato uno dei più grandi terzini della storia del calcio mondiale, il brasiliano Djalma Santos, protagonista di due delle tre vittorie conquistate dalla sua nazionale nella vecchia Coppa Rimet, quelle del 1958 in Svezia e del 1962 in Cile.
Due Mondiali nei quali insieme al quasi omonimoNilton Santos fece vedere al mondo intero quanto fosse importante avere in squadra degli uomini di fascia forti sia fisicamente che tecnicamente. I due Santos, ma soprattutto Djalma, terzino destro di quella spendida nazionale, sono stati i progenitori di tutti i loro eredi di ruolo brasiliani. Non a caso, in patria, Djalma Santos era per tutti semplicemente “o lateral eterno”.
Eppure dopo di lui il Brasile ne ha avuti tanti altri di laterali forti e indimenticabili e noi romanisti, gonfiando il petto, possiamo affermare con orgoglio di averne visto uno, immenso, in giallorosso (Cafu) e di aspettare di godercene un altro appena arrivato (Maicon). Due nomi che sono entrati di diritto nella storia del calcio proprio come il loro progenitore Djalma Santos. Basti pensare che come lui anche Cafu ha vinto due mondiali (1994 e 2002) e che nel secondo di questi era anche il capitano del Brasile, nonché uno dei giocatori di punta della Roma, che ne celebrò degnamente l’impresa. In quell’anno la nazionale verdeoro conquistò il suo quinto titolo mondiale diventando “pentacampeao” e per tutti noi fu davvero bello vedere il nostro Cafu alzare al cielo quella Coppa del Mondo. Quanto a Maicon inutile stare a ripetere tutto quello che ha vinto con l’Inter, nella quale ha dimostrato di aver appreso benissimo la lezione dei suoi predecessori di ruolo. Ecco perché lo aspettiamo con fiducia alla prova della Roma, nella quale siamo convinti che possa tornare grande, caricato anche dalla telefonata di pochi giorni orsono con il Ct della sua nazionale Scolari, che gli ha promesso di portarlo al prossimo mondiale se lui tornerà ad essere ilMaicon che conosciamo.
Lì, poi, si giocherà il posto con un altro terzino destro importante come Dani Alves, discepolo anche lui di Djalma Santos, che ci ha lasciato all’età di 84 anni per una grave forma di insufficienza respiratoria e polmonite che lo ha colpito nell’ospedale “Helio Angotti” della sua città di origine, Uberaba, dove era ricoverato dal 30 giugno. Fatalità il giorno in cui il Brasile si è aggiudicato la Confederations Cup. La carriera di Djalma Pereira Dias dos Santos si era svolta tra il Palmeiras e la Portuguesa, club per i quali era diventato un autentico uomo simbolo, per poi chiudersi nell’Atletico Paranaense. Con queste squadre aveva vinto tre volte il campionato paulista (1959, 1963 e 1966), una Coppa Rio-Sao Paulo (1965), un campionato brasiliano (1967) e un campionato paranaense (1970). Per un breve periodo degli anni ottanta visse anche in Italia, dove ricoprì il ruolo di allenatore del vivaio del Bassano del Grappa. Opportunità che gli si aprì grazie al collega Cinesinho, insieme al quale aveva fondato una scuola calcio nella cittadina veneta per avviare i giovani allo sport.