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IL ROMANISTA Osvaldo, perché sì e perché no

Osvaldo

(D.Galli) – Scusi, lei è favorevole o contrario? Non al divorzio, ma a Pablo Daniel Osvaldo. Il dibattito è aperto, anche se non si può dire che la domanda abbia spaccato esattamente a metà la tifoseria: almeno a leggere i commenti su Facebook o sui vari siti romanisti, l’ala oltranzista, quella parte di tifosi che vogliono vendere l’attaccante, pare essere divenuta minoranza. Divenuta, già. Il quadro è cambiato in un battito di braccia, a far pendere l’ago della bilancia dalla parte della permanenza è stato l’omaggio di Totti, quel rigore lasciato al compagno in difficoltà. Quasi una benedizione Urbi et Orbi, una specie di indulgenza plenaria per tutti i peccati commessi nella passata stagione – e sono stati tanti – dal centravanti giallorosso. In realtà, l’interpretazione è molto più semplice. Si è trattato con ogni probabilità di un gesto spontaneo, d’amicizia, non bisogna leggerci messaggi diretti al pubblico o alla dirigenza. Totti fa quello che sente lì per lì, al momento e fare dietrologia sarebbe sbagliato, oltre che scorretto. Vediamo però quali sono i pro e i contro di una cessione che a Trigoria, per inciso, danno per altamente probabile. Se non per certa. A una condizione, però: la Roma non lo svenderà. Chi vuole Osvaldo non può pensare di pagarlo meno di 19, 20 milioni. Finora, l’italoargentino ha rifiutato ogni destinazione.

PRO

1Tecnicamente non si discute. Non ha segnato 200 gol, come ha risposto indispettito a un romanista che educatamente (in quello specifico caso) lo criticava, però 16 in 29 presenze di campionato e 20 in 37 complessive, sì. Nel proprio repertorio ha la rovesciata, non proprio un colpo qualsiasi e ogni volta che stacca di testa sono dolori per il portiere.

2. È una prima punta eccellente. E quindi difficilmente sostituibile. È vero, in quel ruolo la Roma ha già Borriello, oltre al lungodegente Destro. Però Borriello ha 31 anni e Osvaldo 27. Quanto costerebbe acquistare un altro attaccante del livello di Osvaldo?

3. Osvaldo fa gruppo. È estroverso, è amato dalla squadra, è rispettato dai più giovani, è un senatore dello spogliatoio. Con qualche compagno, con Florenzi per esempio, vanta un autentico rapporto di amicizia.

CONTRO

1. Osvaldo tende a perdere la testa con facilità. Con troppa facilità. Gli episodi che lo hanno visto antagonista, e non protagonista della Roma, quasi non si contano più. In Roma-Atalanta di Coppa Italia, sul punteggio di 3-0, rifila una gomitata a Matheu e si becca tre giornate. Prima e durante il derby di ritorno combina il pasticcio perfetto. Prima, quindi in Palermo-Roma, entra nella ripresa e dopo un quarto d’ora si fa ammonire. Era diffidato, salta quindi il derby. E il bello è che lo salta per davvero: se ne va a Londra. La foto di lui con la fidanzata davanti a un boccale di birra fa il giro del web, scatenando la rabbia dei tifosi romanisti. Il 26 maggio viene inserito da Andreazzoli a 15’ dalla fine. A fine partita si infila negli spogliatoi insultando il tecnico. C’è un seguito. Ai premi USSI, l’allenatore lo bacchetta: «Non è nuovo a queste scene a telecamere accese, poi magari piagnucola nel privato». Replica di Osvaldo: «Facevi più bella figura se ammettevi di essere un incapace, vai a festeggiare con quelli della Lazio». Poi il ritiro, gli insulti dei tifosi, la contestazione. E una nuova replica di Osvaldo: il dito medio.

2. Osvaldo è forte, senza dubbio. Ma non è van Basten, e nemmeno Batistuta. Non ha quella continuità che lo eleverebbe al rango dei più grandi bomber del campionato italiano. Non ce l’ha, né l’ha mai avuta. I 16 gol in Serie A della scorsa Serie A rappresentano il suo primato personale.

3. È un motivo di divisione. Anzi, un motivo in più. In tempi come questi, di polemiche, di contrapposizioni viscerali e assurde tra filoamericani e american-straccions, alla Roma occorre serenità per non buttare via un’altra stagione. Alla Roma. Alla Roma intesa non come società, cordata e partecipazioni azionarie, ma come entità astratta. Come i nostri 22 luglio quotidiani. Come il bimbo della pubblicità Barilla che, quasi trent’anni dopo, ci fa piangere e abbracciarci ancora.

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