(A. Serafini) La Roma corre, ma di strada ce n’è ancora tanta da fare. Un percorso, che togliendo l’inutilità del risultato di una sgambatura estiva, lancia comunque segnali positivi al lavoro del nuovo tecnico Garcia. A Salonicco, i giallorossi alzano l’asticella di difficoltà, incontrando un avversario sicuramente più blasonato, ma comunque intimorito dalla miglior qualità che il tecnico francese può mettere in campo.
La curiosità tattica del prepartita conferma l’utilizzo del solito 4-3-3 già visto nelle uscite precedenti: Totti e Osvaldo guardano dalla panchina il tridente Lamela-Borriello-Caprari, mentre gli occhi si spostano sull’esordio dal primo minuto di Strootman, colpo più caro sinora del mercato targato Sabatini. L’olandese si piazza al centro del campo, sostenuto sulla destra da Pjanic e sul versante opposto da Marquinho. Il caldo della Grecia affossa il ritmo della partita, nonostante le continue urla di Garcia provino a prendere il sopravvento su una squadra pronta a sfruttare le ripartenze in contropiede. L’intesa del triangolo Strootman-Pjanic-Lamela regala a sprazzi la velocità in profondità richiesta dall’allenatore francese, nonostante la forma fisica non aiuti ancora l’intensità di affondare negli ultimi venti metri. Il possesso romanista si infrange dopo circa 17’ sull’unica azione pericolosa dall’Aris: punizione defilata dalla sinistra e papera del giovane Skorupsky beffato sul primo palo da una conclusione che non passerà alla storia. L’indecisione del portiere polacco consegna ai propri compagni la ricerca di una rimonta, timidamente passata da una rovesciata imprecisa di Borriello e una conclusione da lontano di Strootman. Caprari si muove, Dodò prova a spingere sulla fascia, mentre Benatia e Castan ci mettono il fisico incamerando minuti utili nelle gambe.
La ripresa regala una velocità di gioco superiore, impreziosita dall’ingresso di Totti a cui bastano 8 minuti per regalare due palloni che Borriello prima e Marquinho poi decidono di non mettere in porta. La partita scivola nella consueta girandola di cambi, la spinta della Roma cresce e la platea di Salonicco si stropiccia gli occhi di fronte alla classe del numero dieci romanista. Il meritato pari arriva a 20’ dal termine: calcio d’angolo e spizzata di Osvaldo sulla testa di Burdisso che insacca. Skorupsky si riprende deviando sul palo l’unica conclusione pericolosa del secondo tempo, appena prima che il cross di Balzaretti pescasse il piattone di Bradley, libero da pochi passi di portare in vantaggio i suoi. Verre si gioca il jolly davanti alla porta mentre Garcia finisce la voce, stanco e parzialmente soddisfatto: «Vincere fuori casa dopo essere stati sotto significa che il gruppo ha una forza mentale interessante». D’altronde la costruzione della sua Roma è appena iniziata.