(E.Menghi) – Dalla speranza di un mercato che potesse regalare acquisti importanti alla certezza che i nuovi arrivati sono all’altezza della Roma e delle sue ambizioni. Nel giro di un anno Totti ha rivoluzionato il suo pensiero, perché la squadra che sta crescendo intorno a lui gli piace. Dalla sua bocca non è arrivato un grido d’allarme, come successo l’estate scorsa, quando c’era Zeman ad allenare i giallorossi. Allora il capitano aveva parlato di una rosa che di certo non poteva competere con Juventus, Milan e Inter. Stavolta, direttamente dagli States, ha promosso l’operato di Sabatini, provando a trattenere la calata romana per far capire quanto fosse serio ciò che stava per dire.
«Finora penso che ci riteniamo soddisfatti. La società sta facendo una buona campagna acquisti e sta costruendo una squadra all’altezza delle più forti in Europa: cercheremo il prima possibile di diventare come loro. Aspettiamo fiduciosi, si vince con i giocatori forti».È lui il primo a dare fiducia alla sua Roma, senza far pesare il contratto in scadenza: «Venire a giocare in America? Io penso alla Roma e basta, ho un contratto da rispettare. Di Vaio ha voluto fare questa esperienza di vita, contento lui…».
Totti ha parlato in maniera semplice, quasi sicura, di un contratto che vorrebbe vedersi rinnovare prima dell’inizio del campionato, perché gli scarpini al chiodo non li vorrebbe appendere prima dei 40 anni. L’amico Di Vaio ha la sua stessa età, 37 anni, e ha fatto una scelta che il capitano rispetta, ma almeno per ora dall’altra parte dell’Oceano preferisce andarci solo per le vacanze e per le tournèe con la Roma: «Marco mi ha detto che si è trovato bene con la famiglia in Canada. L’ha voluto fortemente, perciò sono contento per lui che sta facendo bene anche qui».
Domani, quando in Italia saranno le 4 di notte, lo sfiderà sul campo nell’amichevole d’eccezione con le stelle della Major League Soccer: «Affrontare gente di questo calibro fa sempre piacere. È una partita che non abbiamo mai giocato e siamo contenti che ci abbiano invitato». Per Bradley, in tuta bianca come il capitano seduto accanto a lui, «è un orgoglio giocare a Kansas», così come lo è allenarsi tutti i giorni con un campione come Totti, per cui non lesina complimenti: «Per me è una divinità per quello che fa tutti i giorni in campo. Siamo diventati amici, è un onore essere qui insieme a lui. Non ho parole per esprimermi. È tra i i migliori giocatori al mondo, vuole sempre migliorarsi. È stato sempre leale alla sua squadra».
Chi invece è stato contestato per non esserlo stato è Osvaldo, sbarcato con i compagni all’alba in America, su volontà di Garcia: «Sono contento – confessa il tecnico francese – che Daniel sia qui per la tournèe, perché è un giocatore importante. Non è al massimo fisicamente, ma è partito con noi e fa parte della squadra». L’allenatore venuto dalla piccola Lille saluta prima in francese, poi concede una frase in inglese alla platea: «Sono molto contento di essere qui con la mia squadra. Con l’All Star Game sarà un match molto interessante. È la mia prima volta negli Stati Uniti ed è una grande chance».L’internazionalizzazione continua.