(F. Bocca) – I rigori sono una lotteria ma cambiano parecchio la storia. L’Italia rischiava di tornare dal Brasile con troppi dubbi e poche certezze. Il primo dei quali, quasi una bestemmia, addirittura su Buffon, uno dei responsabili di quei 10 gol presi, troppi, particolarmente per una squadra italiana. Il fatto di aver parato tre rigori riscrive buona parte della storia azzurra di questa Confederations Cup. Anzitutto chiude qualsiasi dibattito su Buffon stesso, che prima di arrivare in Brasile, ricordiamolo, aveva salvato l’Italia a Sofia in una gara di eliminazione mondiale.
Mette poi tra l’Italia e le nazionali di secondo/terzo rango della Confederations (Messico, Giappone, Nigeria, Thaiti) anche l’Uruguay, per cui arrivare dietro Brasile e Spagna è certamente un bel risultato, assolutamente dignitoso. Sul come si sia arrivati a questo terzo posto il dibattito rischia di essere infinito: non abbiamo un gioco perfetto (4-3-3, 3-5-2, 4- 3-1-2?), non abbiamo il campione perfetto (Buffon, Pirlo, Balotelli?), non abbiamo ancora l’uomo gol perfetto (Balotelli unica punta è forse sovraresponsabilizzato e si fatica a trovargli una spalla), non abbiamo una nazionale perfetta (la vittoria più netta? Col Messico). Ma abbiamo una squadra sicuramente tosta, un bel gruppo, con seconde linee che avanzano, su tutti Giaccherini, Candreva, De Sciglio, Diamanti. Prandelli ha correttamente utilizzato 21 giocatori su 23 (all’asciutto solo i due portieri riserva), Buffon e Chiellini gli unici che hanno giocato sempre, mai sostituiti.
La Confederations Cup restituisce alle vacanze giocatori massacrati dalla fatica, quasi 9 ore di partite tiratissime in 15 giorni. Tanto per dire, gli otto della Juve salteranno totalmente il ritiro di Chatillon, e così gli altri. La nazionale ha chiesto un grande sacrificio: speriamo sia servito per i prossimi Mondiali.