(R. Condio) – Oggi, 1° luglio, scatta ufficialmente la nuova stagione del calcio. In giro per l’Europa, a cominciare dal Bayern campione, c’è già gente che gioca; da noi è il giorno del primo raduno di A, con l’Udinese che precede tutti di almeno una settimana. Partiamo con calma, e non è certo una novità. Da qualche anno non lo è nemmeno il ritardo con cui i nostri club si muovono sul mercato. Il problema è arcinoto: la carenza di liquidi. Solo chi ha le casse piene ha libertà di azione: individua l’obiettivo, fa l’offerta, tratta il giusto e poi porta a casa il rinforzo ben prima del raduno. Funzionava così anche da noi, ai tempi d’oro. Quando, ad esempio, dal 1997/1998 al 2002/2003 almeno la metà dei 10 trasferimenti più costosi in Europa veniva puntualmente finanziata dagli italiani.
I ricchi, ora, sono altri. Sceicchi, russi, le due grandi potenze spagnole, il Bayern modello di gestione. Milioni a decine pronti per far incetta di top player. Che hanno ormai rotte standard: finiscono tutti a Barcellona, Madrid, Manchester, Londra e a Monaco, che da quest’estate non è solo quella di Baviera ma pure la neopromossa in Ligue 1, nuovo eldorado con i rubli di Rybolovlev.
Colpi a raffica, con cifre che stridono un filino con il fair-play finanziario targato Uefa: da Falcao a Jesus Navas, 348 milioni già spesi per i dieci acquisti più cari. Tanto per rendere l’idea, l’attuale «top 10»della serie A, capeggiata dai 13 milioni investiti dall’Inter per Maurito Icardi, arriva a quota 58,7.Un’inezia. Certi esborsi, d’altra parte, non fanno più parte dei piani dei nostri club. Prima si vende e poi si compra, è la regola. E chi invece ha cash a disposizione, come la Juve, non sperpera più, tira sul prezzo, temporeggia, non partecipa ad aste. Finisce, in sostanza, per rinunciare a chi costa più di 20-25 milioni, come Higuain. O come, forse, Jovetic. È proprio targato Juve l’ultimo ingaggio di un club italiano finito tra i 10 più cari di una stagione: 24,5 milioni per Diego nel 2009/2010. Fu un flop sanguinoso. La lezione, evidentemente, è servita, a giudicare dal rapporto qualità-prezzo degli arrivi di Vidal e, adesso, di Llorente e Tevez.
No, nemmeno quest’anno ci sarà un’italiana disposta a svenarsi per strappare la firma di un fenomeno e finire in testa alla classifica degli spendaccioni. In compenso, però, potremmo finalmente non veder più partire i pezzi migliori. Se ne sono andati in tanti, nelle ultime quattro stagioni: Ibrahimovic due volte, Kakà, Balotelli (rientrato a gennaio), Eto’o,Pastore, Sneijder, Sanchez, Thiago Motta, Thiago Silva, Lavezzi, Verratti. A parte gli Under 21 Caldirola e Donati, quest’anno non s’è mosso ancora nessuno. Potrebbe andare all’estero Jovetic, dovrebbe farlo Cavani. Ma con il maxi assegno della clausola dell’uruguaiano, De Laurentiis darebbe alternative di gran qualità a Benitez. In verità, ha già cominciato a spendere per Mertens e Rafael, sta per farlo con Callejon. Tutti cartellini tra i 5 e i 10 milioni, non di più. Con la speranza di crescere in casa altri «top» allaCavani. Che solo sceicchi e oligarchi russi possono comprare già pronti all’uso.