Una volta, fino a qualche mese fa, quando un determinato “potere” o comunque un gruppo dirigente di qualsiasi ambiente non corrispondeva ai desideri della “base” di quel determinato ambiente, eravamo soliti dire che ci avevano scippato i sogni.
Oggi, dopo l’ultima ciliegina amara della telefonata non chiusa da Sabatini (impropriamente definita intercettazione) possiamo aggiornare la definizione: nell’immaginario del tifoso giallorosso versione 2.0, passatemi il termine, possiamo affermare che ci hanno rubato anche gli incubi. Ossia: esclusa la retrocessione in B, nelle più malaugurate ipotesi dei più pessimisti tra i tifosi della Roma si faceva comunque fatica a immaginare uno scorcio d’estate con un mercato quasi paralizzato; con ipotesi prestigiose che cadono via via come foglie d’autunno (Mazzarri, Allegri, Paulinho…); con una grandissima e purtroppo storica delusione patita meno di due mesi orsono e ribadita dall’aeroplanino laziale che turba le nostre giornate di mare; con una maglia che debutta domani e che è storica non solo per il fascino che riscuoterà presso i collezionisti ma anche per essere spoglia come poche altre; con un nuovo ventaglio di ipotesi di mercato per le quali ci stiamo abituando a prevedere sempre la scelta di ripiego, vedi le ipotesi per il portiere. E, tornando all’incipit della rubrica odierna, con la tragicomica situazione generatasi per il dialogo Sabatini-Fenucci divenuto di dominio pubblico a causa di una svista, a quanto pare e per quanto riferiscono le cronache.
Ci sarebbe anche da ridere, se non ci fosse di mezzo la Roma.
Post scriptum: storicamente, i laziali pensano sempre a noi, più che a loro, da sempre. Anche adesso che qualche notiziola dovrebbe pur turbarli. Nemmeno loro, però, avrebbero immaginato un periodo con tanti spunti offerti gratuitamente dalla Roma.