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ORA D’ARIA “Riflessioni sparse” di Paolo Marcacci

Ora d’aria di Paolo Marcacci

Mentre scriviamo, Strootman è alle prese con le visite mediche, fra Campus e  Gemelli. 

Una formalità, per i  suoi settantotto chili spalmati lungo un metro e ottantasette di altezza: non so a voi, ma a chi scrive l’arrivo del centrocampista olandese, che  la dirigenza del PSV definisce uno dei più grandi talenti che abbiano avuto in tempi recenti, ha fatto riprovare sensazione dimenticate o quantomeno accantonate. La folla a Fiumicino, il clamore, l’attesa. La spesa, anche, visto che Strootman, che è un giocatore già rodato e testato da impegni internazionali con tutta la trafila delle nazionali olandesi, è stato pagato come un fuoriclasse acclarato, nell’era Sabatini secondo per esborso solo a Lamela.
E si sta allenando Maicon, a Brunico. Grande nome, incognita altrettanto grande, visto il suo rapidissimo e speriamo momentaneo crepuscolo inglese seguito al “triplete” interista, di cui fu protagonista assoluto, in un periodo in cui era riconosciuto come massimo interprete del ruolo a livello mondiale.
Staremo a vedere, aspettando altri arrivi a cominciare dal portiere; la nota che possiamo cominciare a definire lieta rispetto alle stagioni precedenti è quella di un principio di ricompattamento della tifoseria attorno a nomi che possono suggerire qualche ambizione. Non è poco, pensando a quanto ci mancano le coppe europee e alla frustrazione di due annate annichilenti.
Detto questo, restano i dissensi, le correnti interne al tifo, la perplessità circa l’operato della società in vari ambiti. Chi scrive, ad esempio, ha spesso detto e sottolineato come la pensa in proposito. Però sta tornando, se non proprio un certo ottimismo, almeno curiosità circa la nuova Roma di Garcia: termine che fa rima con la perplessità degli anni precedenti ma che è distante anni luce come concetto.
A ricompattarci, in un certo senso, ci pensano anche i “nemici” calcistici: quello che è successo alla festa della Dea a Bergamo (mai così bassa, ci sia concessa la battuta), tra dirigenti atalantini distratti e ex giocatori bergamaschi che facevano gli gnorri ha offeso Roma e la Roma (oltre a Brescia e il Brescia) ma è anche servito a farci capire che forse abbiamo sprecato troppo tempo a dividerci tra di noi e che, se le nostre ambizioni verranno supportate, tutta una città è pronta a ricompattarsi: il nome di Roma, diciamolo magari anche con un po’ di retorica, deve tornare a far arrabbiare gli altri, in senso buono e non solo noi stessi e le nostre correnti d’opinione.
E pensate che bello se il grafico del nostro orgoglio fosse rialzato dal rinnovo di Totti.
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