Qualche appunto, in ordine sparso.
Cominciamo dalle date, soprattutto quelle di nascita: ora, che noi da queste parti si sia riusciti a litigare anche per stabilire il giorno esatto di fondazione della Roma è un fatto; senza alcuna intenzione di entrare nella contesa con contributi storici, statistici o giornalistici, ci si può però limitare a dire che se un popolo – in questo caso un popolo tifoso – sente di identificarsi in una data in particolare per ratificare la sua appartenenza, invece di stare a cavillare sugli aspetti burocratici della vicenda sarebbe più saggio – anche per compattare un ambiente che continua ad averne bisogno – ritrovarsi sotto la data che dalla maggioranza dei tifosi è ritenuta essere quella se non autentica almeno di riferimento. Magari con un input che dovrebbe essere la dirigenza ad inviare a tutta la tifoseria, invece di sposare sempre correnti di minoranza, come in questo caso. Ripeto: è un’opinione personale, che volutamente prescinde da un’analisi di dati, almanacchi, iter costitutivi, se così possiamo chiamarli.
Le parole di Gabriele Paparelli, amarissime, non possono che essere condivise: la sua indignazione deve essere quella di tutti i romanisti e tutti i laziali di buon senso, indistintamente. Sono talmente condivisibili che ci piacerebbe che lo stesso metro e lo stesso risalto venissero riservati a ogni manifestazione di becerume e idiozia che spesso emergono dalle schermaglie tra tifoserie.
Al di là del fatto che Gabriele Paparelli ha vissuto sulla propria pelle e lungo tutta la propria esistenza una ferita insanabile, dunque non può che pronunciarsi con i toni che ha usato, ci mancherebbe, non sarebbe male se ogni volta che si inneggia all’odio razziale, alla discriminazione religiosa, al dileggio – come in questo caso – degli altrui morti, ci fosse una levata di scudi e di parole di forza simile per isolare il più possibile chi pecca di idiozia e offende i valori degli altri. Idiota era la parabola di quel razzo dalla Sud alla Nord, con effetti purtroppo letali; altrettanto demenziali sono gli accenti antisemiti, le offese alla famiglia di Totti, le offese che alcuni giocatori ostentano nei confronti degli avversari solo per compiacere la propria curva. Non meno gravi, come violenza verbale, anche se per fortuna non ci è scappato il morto. Insomma: offendere la memoria di Vincenzo Paparellia distanza di tanti anni è una cosa talmente bassa che può accadere solo dove il silenzio troppo spesso accompagna chi parla di forni, di negri, chi ulula e chi irride le tragedie. Ricordiamocene ogni volta e, al contempo, non facciamo l’errore di confondere certa gente con i veri ultras.
Per chiudere, due parole sulla nomina, ampiamente annunciata, di Mauro Baldissoni a Direttore Generale della Roma: al di là del gradimento che ognuno di noi può avere o meno, fare il dirigente di calcio è spesso impresa improba già per chi c’è nato e vissuto, figurarsi per chi viene a trovarcisi dopo una carriera trascorsa altrove.