(G. Luchini) – Le vacanze sono ufficialmente finite e l’inizio della nuova stagione calcistica è di nuovo alle porte. Dopo l’Udinese, la prima a riprendere gli allenamenti in vista dei preliminari di Europa League, ieri si sono radunate Parma, Chievo e Sassuolo, mentre oggi è il primo giorno di scuola per Inter, Milan, Fiorentina e Bologna. Il 12 luglio andranno in ritiro Juventus e Roma, il giorno dopo Napoli, Genoa e Sampdoria, poi a seguire tutte le altre. Mai come quest’anno, però, i raduni estivi avevano fatto registrare un clima di così diffusa e generale depressione. Sembra davvero finita l’estate dei tifosi che sotto l’ombrellone possono sognare grandi colpi di mercato da parte della loro squadra del cuore.
MILAN E INTER IN DIFFICOLTA’ – Eccezion fatta per la Juventus, che si è mossa con grande anticipo e ha consegnato a Conte una rosa più forte rispetto a quella dello scorso anno, in grado di reggere il doppio confronto Campionato-Champions, le altre big del calcio italiano arrancano. L’Inter, distratta dalla vicenda Thoir, continua ad interrogarsi sul proprio futuro societario e sembra non avere le idee troppo chiare su dove e come intervenire per allestire un gruppo competitivo da mettere a disposizione di Mazzarri. Il tecnico ex Napoli ama lavorare
fin dall’inizio con l’organico quasi al completo, ma a parte gli innesti in attacco di Icardi e Belfodil e degli svincolati Andreolli e Campagnaro in difesa, sono tanti i punti di domanda ancora irrisolti, soprattutto nel settore nevralgico di centrocampo e sugli esterni. Il sogno è Nainggolan, ma le scarse finanze a disposizione di Moratti, dopo la mancata qualificazione in Champions League, rendono la trattativa davvero complessa. Non è da escludere allora qualche sacrificio pesante, con uno tra Ranocchia, Guarin e Handanovic che potrebbe essere ceduto di fronte a un’offerta importante. Vendere per poi comprare è la parola d’ordine anche in casa Milan. E’ vero, il club rossonero ha respinto l’assalto inglese ad El Shaarawy, ma forse più per la volontà espressa dal calciatore che per scelta di Galliani e Berlusconi. Per il resto, constatare che le operazioni in entrata sono legate alla cessione di Robinho fotografa benissimo quanto la società meneghina, fino a qualche stagione fa protagonista indiscussa del mercato, sia in difficoltà. Oltre al gap ormai difficile da colmare in campo internazionale, il rischio è che anche la serie A perda il suo appeal, con il dominio della Juve che si preannuncia schiacciante.
LE DUE SPONDE DELLA CAPITALE – Situazioni diverse, invece, quelle che stanno vivendo Roma e Lazio. Il club di Lotito si è mosso con grande risolutezza e ha centrato gli obiettivi che si era prefissato, mentre in casa giallorossa c’è ancora tanto lavoro da fare. La scelta dell’allenatore, rallentata dall’eccessiva attesa per la decisione di Allegri, si pensava che potesse dare una svolta al mercato della Roma, ma così non è stato.Garcia, al momento, non ha un portiere titolare e tutti i giorni deve fare i conti con voci insistenti che vogliono alcuni dei pezzi pregiati della sua rosa (De Rossi, Marquinhos e Pjanic) lontani dalla Capitale.
NAPOLI IN STAND BY – All’ombra del Vesuvio sembra ormai inevitabile la cessione di Cavani. Un’altra stella che lascia l’Italia per emigrare all’estero. I 63 milioni della clausola rescissoria sono tanti e, se ben investiti, consentiranno al presidente De Laurentiis di allestire una rosa di livello, ma rimpiazzare un attaccante del calibro del Matador non è affatto semplice. Ecco, dunque, che anche in casa azzurra le incognite non mancano, proprio nella stagione in cui il Napoli, oltre a coltivare legittime ambizioni di scudetto, torna ad affacciarsi sul palcoscenico dell’Europa che conta.
POVERA ITALIA – Il nostro calcio, insomma, sembra destinato a un ruolo da comprimario, con i talenti migliori che puntualmente scelgono altre strade. Emblematici i casi di Lucas e Paulinho, i due brasiliani a lungo inseguiti dall’Inter, ma poi accasatisi rispettivamente al Psg e al Tottenham. Ai club della serie A non restano che le briciole, gli scarti che negli altri paesi non trovano più spazio. Un incentivo per puntare sui giovani e provare a ripartire dal basso: questa forse l’unica soluzione percorribile nel breve periodo, in attesa che anche a livello di impianti, strutture e stadi di proprietà l’Italia si adegui agli standard delle altre nazioni europee.
Fonte: repubblica.it