Chissà se basterà questo Papa all’Italia. Quella del calcio. Daniele De Rossi è rimasto stupito di fronte a Francesco, il pontefice argentino. Ma non si fa illusioni. «L’invito a un calcio non violento? Se non basta quello fatto da un Papa, non so cosa può bastare: ma siamo sicuri che basterà?…». Un altro sasso lanciato nello stagno. Stavolta non sulle cattiverie della sua Roma, dove pure ora racconta di sentirsi «felice, felicissimo perchè faccio quel che amo, sono pagato benissimo e ho tutti i miei affetti».
Della sua posizione personale parlerà più avanti, «una volta per tutte: non ora che per due giorni sono azzurro, ma tutto mi possono dire meno che non sono chiaro». E infatti qualcosa gli scappa, a difesa del suo amico Osvaldo: «Se va via, perdiamo un gran giocatore, un bravo ragazzo. Io un amico, per il quale sono felice se lui è felice ovunque sia…Ma non amo che gli altri si intrufolino nelle mie cose, non lo faccio in quello degli altri. È una loro decisione». La sua, De Rossi la potrà prendere ma non sa quando. «Se un giorno dovessi andare via dalla Roma, sarebbe all’estero: mi affascina l’esperienza in un altro calcio». E in un’altra cultura. «L’invito del Papa a un calcio non violento l’hanno fatto in tanti: altri Papi, ministri, dirigenti. Ma siamo ancora al punto che per una partita pizza e fichi volano schiaffi, ci si gonfia. È il nostro modo di vivere il calcio, tanto amore e passione ma l’altra faccia della medaglia è l’eccesso».
Così l’esperienza della conferenza congiunta con Candreva, alla vigilia di Italia-Argentina, è ripetibile per il primo, vincente nel derby di Coppa Italia, ma non per De Rossi: «Per me non siamo pronti. Basta pensare a quel che è successo a Pjanic: ha detto che se proprio dovevamo perdere, meglio con un gol del connazionale Lulic, e giù insulti. Eppure la Lazio è stata moderata nei festeggiamenti, noi avremmo fatto molto peggio». Pesa la sconfitta nel derby («ancora brucia») e il clima pesante del derby («a Torino, a Milano, a Genova si sente di meno: lì uno scambio tra le due squadre è ancora possibile») ma l’amarezza di De Rossi si estende a tutto il calcio italiano. «Siamo indietro di 10 anni, forse anche 20. L’Inghilterra, la Germania, la Spagna, fra poco ci supererà anche la Francia. Basta guardare agli stadi – l’osservazione di De Rossi – ai terreni di gioco, alle partite in serale a dicembre a Verona o Bergamo». Altre storie. Ma identica amarezza.
Fonte: Ansa